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I guai giudiziari della Lega che galvanizzano i 5 Stelle

Da Rixi a Siri, passando per i 49 milioni: ora i grillini fanno il tifo perché l'alleato crolli sotto i colpi dei pm

I guai giudiziari della Lega che galvanizzano i 5 Stelle

Aver ceduto su Siri rischia di costare caro alla Lega. I Cinque stelle, incassato il successo guardano soddisfatti i sondaggi e si scoprono appassionati di cronache giudiziarie. Purché riguardanti gli alleati di governo. Il materiale non manca. A dare retta alle voci che girano tra i grillini, l'inchiesta sul lobbying eolico che ha portato al siluramento del sottosegretario che aveva teorizzato la flat tax, potrebbe riservare altre sgradite sorprese dalle intercettazioni che non sono ancora mai circolate, se non de relato. Ma non solo: dopo il «precedente Siri», la Lega rischia un vero e proprio assedio giudiziario. Ogni grana vecchia e nuova potrà essere trasformata in oggetto contundente dai nemici del Carroccio.

C'è, ovviamente, il caso Fontana. La storia dell'abuso d'ufficio potrebbe facilmente sgonfiarsi, ma da qui alle elezioni l'inchiesta potrebbe essere agitata come clava dai grillini. «Del caso Milano mica abbiamo parlato», diceva sorniona Laura Castelli dopo il consiglio dei ministri di due giorni fa, ma già ieri Di Maio sibilava una frase minacciosa: «Se il caso dovesse allargarsi per noi sarebbe un problema», tanto da spingere Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato, a parlare di «avvertimento obliquo» e a intimare al vicepremier di uscire allo scoperto se sa qualcosa. Invece anche questo caso vive di chiacchiere di corridoio, secondo le quali altri filoni dell'inchiesta potrebbero puntare a sviluppi sulla gestione della sanità lombarda.

C'è poi la questione Rixi, che minaccia un altro uomo forte dell'entourage di Matteo Salvini: dopo l'uomo della flat tax, il cui siluramento, tra l'altro, ha fatto perdere alla Lega le deleghe ad aeroporti e pianificazione urbanistica, che Danilo Toninelli aveva già tolto a Siri per assumerle su di sé, potrebbe toccare al viceministro alle Infrastrutture, attivissimo su un altro tema di scontro tra Lega e pentastellati, la Tav. Edoardo Rixi è infatti in attesa di sentenza per la rimborsopoli del Consiglio regionale della Liguria. Il pm Francesco Pinto ha chiesto per Rixi la condanna a tre anni e quattro mesi di carcere. Salvini lo ha difeso a spada tratta e ha appoggiato un emendamento firmato da Catello Vitiello, deputato eletto con i 5 Stelle e cacciato perché affiliato alla massoneria, che indebolirebbe la norma cosiddetta Spazzacorrotti, un'altra bandiera dei 5S, svuotando il reato di peculato che pende tra gli altri su Rixi. Ma le procure hanno dato la loro lettura: quella norma non basterebbe a evitare un'eventuale condanna. Il tribunale di Genova ha voluto evitare strumentalizzazioni e fissato l'ultima udienza del processo al 30 maggio. Passate le elezioni potrebbe diventare il casus belli ideale per innescare un'eventuale crisi.

Restano poi in piedi le inchieste generate dalla condanna alla Lega a risarcire allo Stato 49 milioni di euro. Il Carroccio ha concordato un restituzione iper graduale, ma la Guardia di finanza sta indagando su una serie di investimenti usciti dai conti presso la Sparkasse di Bolzano e che sarebbe transitati attraverso l'intermediario svizzero Julius Baer, un importante istituto svizzero specializzato nel private banking, in direzione del Lussemburgo.

A completare l'accerchiamento c'è poi un filone dell'inchiesta sul costruttore romano Luca Parnasi che ruota intorno allo stadio della Roma. Nell'ambito dell'inchiesta, la Procura di Roma sta cercando di fare luce su un versamento di 250mila euro all'associazione PiùVoci, considerata vicina alla Lega e gestita dal tesoriere del Carroccio Giulio Centemero, che risulta indagato. Novità potrebbero arrivare infine da un filone dell'inchiesta su Arata e Siri che conduce a Reggio Calabria. Anche qui solo voci per ora.

Ma con i 5 Stelle tentati di stravincere, ogni spiffero per la Lega può diventare un tifone.

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