Politica

I «marziani» Prodi e Monti: quest'Europa non funziona

Dimenticati gli anni trascorsi alla Ue: il primo bacchetta Francia e Germania, il secondo critica Renzi da sinistra

RomaMario Monti in versione quasi anti tedesca e Romano Prodi preoccupato per le conseguenze della situazione greca, vista la timidezza dell'Ue di fronte alla crisi. Come se non fosse mai stato presidente della Commissione proprio negli anni in cui Atene imboccava la cattiva strada. Ieri è stato il giorno degli ex big in versione riveduta e corretta. Alle prese con interpretazioni del quasi default e relativo referendum indetto dal premier Alexis Tsipras, con parole da oppositori più che da capi di governo a riposo.

Prendiamo Prodi. Ha detto che con tutta probabilità non ci sarà una grexit , («comunque vada a finire il referendum, il danno di una uscita della Grecia dall'euro sarebbe troppo grande. Si troverà un compromesso»). Ha messo in guardia dagli effetti che avrebbe sui mercati finanziari mondiali: «Se tutto il mondo, da Obama ai cinesi, continua a ripeterci che bisogna trovare un accordo, vuol dire che c'è il diffuso sentimento di una catastrofe imminente che occorre evitare ad ogni costo».

Poi quella che suona come una bacchettata alle istituzioni europee in carica. «L'uscita della Grecia non sarebbe tanto un danno economico, quanto un vulnus alla credibilità politica dell'Europa» e comunque «è urgente preparare le istituzioni ad affrontare gli eventi futuri, altrimenti non sono sicure né credibili», ha spiegato in un'intervista a Repubblica . Peccato che non molto tempo fa fu lo stesso Prodi - ex premier e presidente della Commissione europea dal 1999 al 2004 - ad ammettere che fu proprio durante il suo mandato a Bruxelles che le cose presero un andazzo sbagliato.

Nel maggio scorso durante un convegno al prestigioso Istituto universitario europeo di Fiesole ricordò che la Grecia «ha imbrogliato i conti perché Germania, Francia e Italia glielo hanno lasciato fare». Peccato che negli anni del passaggio dalle monete nazionali all'euro, il presidente della Commissione Ue fosse proprio lui. Se la medicina fosse stata somministrata in tempo dall'Europa, probabilmente sarebbe andata in modo diverso. La Grecia avrebbe quantomeno avuto qualche incentivo in più a presentare conti veritieri.

Anche Mario Monti ieri era in vena di esternazioni controcorrente. In patria, da premier, a favore del rigore, incurante degli effetti sulla crescita della cura da cavallo tedesca. Con la Grecia di Tsipras, da senatore a vita, quasi di manica larga. «La Merkel - secondo Monti - vince solo se tiene la Grecia dentro l'euro e favorisce l'accordo finale. Se invece si avesse la sensazione che la Merkel e Schaeuble non hanno voluto l'accordo, in Europa ci sarebbe una rivolta degli spiriti, un tumulto delle anime: uno scenario drammatico».

Monti a sinistra di Matteo Renzi, che mercoledì ha invece sposato in pieno la filosofia del cancelliere tedesco del prendere o lasciare. «Non sono mai stato tanto convinto come ora di aver fatto bene a imporre all'Italia uno sforzo che ci ha evitato la troika», ha anche detto al Corriere della Sera . Peccato che la sua cura all'economia italiana fosse esattamente quella che la Troika ha chiesto ora alla Grecia. Noi l'abbiamo subìta. Con la Grecia - per Prodi e Monti - si può anche chiudere un occhio.

Monti è stato commissario Ue al Mercato con Santer ('95/99) e alla Concorrenza con Prodi ('99/04)

Prodi ha guidato la Commissione dell'Unione europea dal settembre 1999 al novembre 2004

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