Golpe in Turchia

I nostri soldati in Turchia sul filo del rasoio nella base con i golpisti

Molti ufficiali compreso il capo della rivolta hanno legami con l'Italia. E lavorano a fianco a fianco

I nostri soldati in Turchia sul filo del rasoio nella base con i golpisti

La batteria missilistica italiana a 100 chilometri dal confine siriano è difesa dai militari turchi della II armata. Il loro comandante, generale Adem Huduti, è uno dei generali golpisti più in vista, che ha servito anche a Napoli nella base Nato, ed è finito in manette. Il leader del fallito colpo di stato finito in carcere, l'ex capo di stato maggiore dell'Aeronautica, general Akin Öztürk, aveva stretti rapporti con l'Italia. A tal punto che due anni fa ha invitato a Istanbul ad un simposio, come relatore più importante, un generale italiano. Dalla Difesa si limitano a dichiarare al Giornale «che al momento i nostri militari in Turchia non hanno problemi. Per il resto preferiamo non dire nulla».

I turchi sono alleati nella Nato ed è normale che i rapporti fossero stretti, ma gran parte della dozzina di generali golpisti arrestati erano molto vicini all'Alleanza atlantica. E gli americani sono messi peggio di noi. Le autorità turche hanno arrestato il generale dell'aviazione, Bekir Ercan, della base Nato di Incirlik, da dove partono i raid aerei alleati contro il Califfato. L'accusa è di aver rifornito di carburante i sei F 16 del golpe, che hanno cercato di uccidere il presidente Recep Tayyp Erdogan bombardando vari obiettivi.

Alla fine dei raid i piloti golpisti sarebbero atterrati nella base di Malatya, dove si trova il quartier generale della II armata schierata a ridosso del confine siriano. I militari turchi della più grande unità di fanteria del Paese garantiscono la sicurezza della batteria missilistica contraerea italiana a Kahramanras, a nord della frontiera con la Siria. La missione Nato schiera 120 uomini del 4° Reggimento artiglieria controaerea Peschiera con il moderno sistema antimissile Samp/T. La nostra batteria si trova a tre ore di macchina dal quartier generale di Malatya, dove è stato arrestato il comandante, generale Adem Huduti e anche il suo ufficiale operativo, Avni Angun. Il generale è stato impiegato per anni nelle forze terrestri del Sud Europa ed al quartier generale di Napoli.

Il presunto capo dei golpisti, generale Akin Öztürk, che faceva ancora parte del Consiglio militare supremo è stato pure in Italia. Sempre a Napoli era rappresentante della Turchia nell'operazione Deny flight sui cieli della Bosnia durante la guerra degli anni Novanta. La Nato gli ha conferito diverse medaglie e Öztürk e rimasto in stretti rapporti con i generali italiani. Lo dimostrano eventi come il simposio sulla guerra aerea che l'allora capo di Stato maggiore turco aveva organizzato ad Istanbul il 10 e 11 aprile 2014. Öztürk ha voluto come relatore principale il generale di squadra aerea Mirco Zuliani.

Nelle ultime 48 ore sono stati arrestati una dozzina di alti ufficiali compreso Erdal Öztürk, comandante della terza armata e Ali Yazici, nientemeno che consigliere militare di Erdogan. Il segretario di Stato Usa John Kerry ha dichiarato che è «irresponsabile accusare un coinvolgimento americano mentre siamo semplicemente in attesa di una richiesta di estradizione, su cui siamo pronti ad agire, se soddisfa gli standard legali». Il riferimento è all'ex mentore di Erdogan, oggi acerrimo nemico, Fethullah Gulen, che vive in Pennsylvania. La tensione con gli alleati della Nato, soprattutto gli americani, è alle stelle e potrebbe portare ad attacchi terroristici o reazioni rabbiose di piazza dei sostenitori del presidente. Tutte le unità e basi alleate sono sotto sorveglianza turca a cominciare dai telefonini dei militari. Subito dopo il golpe era stata isolata e tagliata l'elettricità alla base Nato più grande di Incirlik. Una manifestazione pro Erdogan si è tenuta sabato ad Izmir (Smirne), dove ha sede un comando terrestre della Nato. Il secondo in comando è il generale Paolo Ruggiero con un trentina di militari italiani dello staff e nella forza di reazione rapida dei turchi.

Non ci sono stati incidenti e neppure posti di blocco, secondo una fonte de il Giornale, ma dalla sera del golpe la Farnesina ha «limitato gli spostamenti» anche ai soldati italiani.

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