Politica

I partigiani del piffero

Renzi sarà pure un dittatore, ma i suoi oppositori all'interno del Pd sono dei furbetti che vorrebbero avere la botte piena e la moglie ubriaca

I partigiani del piffero

Matteo Renzi sarà pure un dittatore, ma certo i suoi oppositori all'interno del Pd non sono partigiani pronti a salire sui monti, e tantomeno donare la vita, per abbattere il malvagio. Anzi, sono dei furbetti che vorrebbero avere la botte piena (mantenere il posto in Parlamento grazie al successo del renzismo) e la moglie ubriaca (comandare su Renzi pur essendo minoranza). È questa, in sintesi, l'analisi di ciò che sta succedendo in queste ore dentro il partito della sinistra, dilaniato sull'approvazione definitiva alla Camera della nuova legge elettorale.

La vecchia guardia bersaniana vorrebbe modificare il testo già approvato al Senato, Renzi non vuole cambiare una virgola e minaccia di mettere la fiducia: o la va o cade il governo e si va ad elezioni. Per evitare sorprese prima del voto in aula (previsto per la prossima settimana), il segretario-premier ha sostituito di imperio tutti i suoi rappresentanti nella commissione che sta discutendo eventuali modifiche al testo e che per puro caso erano in blocco della minoranza pieddina, quindi a lui ostili.

«Non rappresentano il pensiero della maggioranza», ha spiegato il premier per giustificare la deportazione di gente del calibro di Bersani, Bindi e Cuperlo. I quali, invece che fare le vittime, piagnucolare e urlare al golpe, dovrebbero fare una cosa molto semplice: annunciare che loro non faranno da stampella a un dittatore e che, fiducia o non fiducia, quella legge, in aula, non la voteranno mai. Ci provi, Renzi, ad andare al voto e vediamo cosa succede. In democrazia dovrebbe funzionare così: la maggioranza decide, la minoranza si oppone e vince chi ha un voto in più dell'altro. Un premier arrogante mi fa paura, ma non è che una dittatura delle minoranze sia un fatto più tranquillizzante. E se la minoranza vuole provare a ribaltare le posizioni dovrebbe farlo alla luce del sole, non come il costume della ditta - direbbe Bersani - ci ha mostrato ai tempi dei cento traditori misteriosi sull'elezione a voto segreto di Prodi presidente della Repubblica. Non penso che oggi a sinistra ci sia tutto questo coraggio.

E se nelle prossime ore non cambierà la musica, a partigiani così piagnucoloni e timorosi mi sa che «Belli ciao» gliela canta il dittatore Renzi.

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