Cronache

I pedofili, il Papa e l'eco di Wojtyla

I pedofili, il Papa e l'eco di Wojtyla

Il tono è più pacato, adatto alla Sala Clementina e non alla vastità della Valle dei Templi, ma il messaggio è lo stesso. «Convertitevi», ha detto ieri papa Francesco a quanti abusano dei minori, preti compresi. «Consegnatevi alla giustizia umana e preparatevi alla giustizia divina. Guai all'uomo a causa del quale viene lo scandalo!». Parole uguali a quelle gridate 25 anni fa da san Giovanni Paolo II ad Agrigento contro i mafiosi: «Convertitevi! Una volta verrà il giudizio di Dio!». I pedofili come i capibastone, un giudizio durissimo, senza precedenti. Nessun papa, prima del papa polacco, aveva lanciato un anatema così veemente contro Cosa nostra, e nessuno come il papa argentino ha preso di petto lo scandalo della pedofilia tra il clero.

È un male omicida, ha ribadito Francesco il quale parlava alla Curia vaticana, «che causa la morte lenta di tante persone, al livello morale, psicologico e umano». I mafiosi uccidono con lupara e tritolo, i pedofili con la violazione dei corpi e la corruzione delle menti. Entrambi, affiliati alle cosche e predatori dalla faccia d'angelo, fanno leva sull'omertà delle loro vittime, schiacciate dalla vergogna, dai ricatti e dalla paura di essere giudicati. Molti abusi avvengono nelle famiglie e nelle piccole comunità dove «i veri colpevoli sanno nascondersi scrupolosamente, al punto che tante mogli, madri e sorelle non riescono a scoprirli nelle persone più vicine». E non è un caso che «famiglia» sia usato come sinonimo di Cosa nostra, con un ripugnante stravolgimento di senso. Ma la scelta del silenzio non è mai obbligata. Francesco invita a non tacere, al punto da arrivare a ringraziare i giornalisti che portano a galla gli scandali nel clero. Anche nella lotta alla mafia molti segreti sono stati svelati da cronisti che hanno pagato con la vita la battaglia per la verità. Nella Chiesa, in realtà, non sono in molti a pensarla così e preferiscono «sopire, troncare» come suggeriva il Conte zio dei «Promessi sposi» al Padre provinciale. Il papa non lo nega: parecchi ecclesiastici accusano giornali e tv di calcare troppo la mano sugli scandali interni. Il 95 per cento di abusi sessuali non viene commesso da gente di Chiesa, lo ha ripetuto anche ieri Bergoglio, ma si parla soltanto del 5 per cento compiuto da chi veste la tonaca per gettare cattiva luce sui cattolici. «Invece io vorrei ringraziare vivamente quegli operatori dei media che sono stati onesti e oggettivi e che hanno cercato di smascherare questi lupi e di dare voce alle vittime», ha scandito Bergoglio. «Anche se si trattasse di un solo caso di abuso, che rappresenta già di per sé una mostruosità, la Chiesa chiede di non tacere e di portarlo oggettivamente alla luce».

Perché «lo scandalo più grande in questa materia è quello di coprire la verità».

Commenti