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I pescherecci sospetti che seguono le Ong in cerca di migranti

Un appuntamento in mare con i barconi: il satellite traccia la rotta di barche libiche

I pescherecci sospetti che seguono le Ong in cerca di migranti

A pensar male si fa peccato Ma che ci fanno tre pescherecci libici nelle acque tra Malta e Lampedusa, di competenza commerciale italiana/europea, in un'area in cui di lì a breve transiteranno la CP940 «Fiorillo» della guardia costiera italiana e la «Phoenix» dell'Ong maltese Moas? Il tutto mentre l'elicottero delle forze aeree maltesi AS1248 li sorvola? Di sicuro non sono autorizzati a pescare. E li troviamo, dopo, in prossimità della Libia, intorno a un'altra nave dei soccorsi, la «Vos Hestia», appartenente a Save the Children.

I movimenti dei pescherecci sono a dir poco sospetti. Sono stati immortalati dal sistema Ais, Automatic identification system, nella notte tra giovedì e venerdì. Alcuni «screenshot» dei tracciati satellitari attestano come i pescherecci effettuino giri sempre attorno allo stesso punto, dando come l'impressione di essere in attesa di una meta da raggiungere che ancora non conoscono. A un certo punto partono. Il tragitto che compiono è preciso, senza titubanze. Vanno dritto verso l'area in cui si trova la nave appartenente all'Ong.

Cosa abbia spinto i pescherecci a partire verso quella data direzione e quale compito dovessero svolgere lì non si sa. Ma sarà un caso che pescherecci libici si muovano tutti verso una determinata zona? E che proprio in quell'area ci sia una nave Ong? Potrebbero aver avvistato la nave dalla distanza in cui si trovavano a gironzolare in cerchio? Se non avvistandola, potrebbero avere captato la presenza della nave della Ong? E, ancora, per far cosa le si avvicinano e le stanno attorno a breve distanza?

Tutti interrogativi legittimi, soprattutto dopo le recenti accuse che sono state mosse dalla Marina militare libica ad alcune navi delle Ong di avere contatti con gli scafisti. Questi ultimi, avvisati della presenza della nave dei soccorsi, andrebbero a colpo sicuro a lasciare gli immigrati partiti in massa dalle coste libiche su natanti fatiscenti proprio perché si partirebbe dal principio che non devono affrontare l'intero tragitto fino a raggiungere le coste siciliane. A denunciarlo era stato di recente il portavoce della Marina libica, l'ammiraglio Ayob Amr Ghasem, che ha anche parlato di «chiamate wireless rilevate, una mezz'ora prima dell'individuazione dei barconi, tra organizzazioni internazionali non-governative che sostenevano di voler salvare i migranti illegali in prossimità delle acque territoriali libiche. Sembrava che queste Ong aspettassero i barconi per abbordarli». E ha anche aggiunto che «le Guardie costiere hanno contattato queste Ong chiedendogli di lasciare le acque territoriali libiche». Questa è la versione fornita dalla Marina libica, malgrado le Ong sostengano che non sia andata così.

La procura di Catania, che ha all'attivo un'indagine conoscitiva sull'operato di alcune Ong, ha confermato di possedere registrazioni di conversazioni via radio tra operatori delle Organizzazioni non governative e trafficanti di vite umane. I satellitari, infatti, sono intercettati e intercettabili, mentre le frequenze radio utilizzate raggiungono un raggio meno ampio, quindi sono più sicure. «Ci sono navi che staccano i trasponder.

È anche su questo che dobbiamo indagare», aveva detto al Il Giornale il procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, prima che si alzasse un polverone attorno alla notizia dell''indagine conoscitiva, perdendo di vista la motivazione che ha indotto il magistrato a parlare, ovvero la necessità «di uno sforzo investigativo enorme per poter tradurre in prove queste fonti di conoscenza non utilizzabili processualmente perché non provenienti dalla polizia giudiziaria».

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