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I pm a Palazzo Chigi per accelerare l'indagine sullo scandalo petrolio

I magistrati a Roma per sentire la Guidi e la Boschi sull'emendamento cruciale. Centro oli, si ipotizza il reato di disastro ambientale

I pm a Palazzo Chigi per accelerare l'indagine sullo scandalo petrolio

Ha un bel da fare Matteo Renzi nel provare a difendere l'esecutivo dal pasticcio lucano che si allarga a macchia di petrolio. L'«attacco» al governo, evocato dallo stesso premier, non è certo solo politico, ma anche giudiziario. Presto potrebbero bussare alla porta di Palazzo Chigi i tre pm dell'inchiesta potentina che hanno scoperchiato il «malaffare politico» intorno al business dell'oro nero in Basilicata e che indagano anche sull'inquinamento provocato dal Centro oli dell'Eni.I magistrati andranno - forse già entro la fine del mese - in trasferta nella capitale per interrogare l'ormai ex ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e il ministro per le Riforme, Maria Elena Boschi. La questione sul tavolo, nemmeno a dirlo, è l'emendamento inserito dal Governo nella legge di Stabilità. Norma che avrebbe favorito le compagnie petrolifere e, indirettamente, il compagno della Guidi, Gianluca Gemelli.Il ministro dimissionario dovrà dare conto di quelle intercettazioni nelle quali è lei stessa, che oggi sminuisce l'importanza dell'emendamento, a spiegare a Gemelli come «con l'emendamento alla lesggse di stabilità e a questo punto se riusciamo a sbloccare anche Tempa Rossa (...) dall'altra parte si muove tutto!». Confermando, di fronte ai dubbi del fidanzato, che la «cosa» riguardava anche «i propri amici della Total, clienti di Tecnimont».Alla Boschi, che in quanto ministro per i rapporti col Parlamento era un passaggio obbligato in materia di emendamenti da «infilare» al Senato, i magistrati chiederanno probabilmente il perché di quell'appoggio, esplicitamente sottolineato dalla Guidi al compagno («È d'accordo anche Maria Elena»), e poi da quest'ultimo messo in rilievo con i suoi interlocutori nelle compagnie petrolifere. Le era stato caldeggiato dalla collega di governo?

E le era stato spiegato perché la Guidi ci teneva tanto a riproporlo nella legge di stabilità, dopo averlo visto cassare dallo Sblocca Italia un paio di settimane prima?Ma se il filone sul «malaffare politico» fa tremare non solo i dem in Basilicata ma anche i piani alti del Pd e lo stesso governo, la procura di Potenza continua a lavorare anche sugli altri fronti. Come il cosiddetto «filone siciliano», in realtà finora saldamente radicato in Lucania (anche se ieri il procuratore capo di Siracusa non ha escluso «contatti» nei prossimi giorni con i colleghi potentini), che verte su alcune concessioni rilasciate dall'Autorità Portuale di Augusta, in provincia di Siracusa, e che vede indagato per traffico di influenze illecite - stesso reato del compagno della Guidi - il capo di stato maggiore della Marina, Giuseppe De Giorgi, oltre a Valter Pastena, dirigente della Ragioneria generale dello Stato. Gli uomini della squadra mobile di Potenza sarebbero al lavoro non solo sulle concessioni del porto siciliano (utilizzato da diverse società petrolifere, come Eni, Esso e Lukoil, non però dalla Total) ma anche su altri emendamenti sul tema dell'energia, ai quali nelle intercettazioni - riportate anche nell'ordinanza del gip Michela Tiziana Petrocelli - l'imprenditore siciliano Gemelli sembra mostrare «particolare attenzione».Sono invece i carabinieri del Noe a portare avanti le indagini per conto della procura sul filone dell'inquinamento, considerando anche l'ipotesi di disastro ambientale per il centro oli (la cui attività è stata «congelata» ormai da tre giorni).

I militari del Nucleo operativo ecologico starebbero valutando le conseguenze sui terreni dello smaltimento degli scarti di produzione dell'impianto.

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