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I renziani si chiamano fuori "Così fessi da farci usare..."

L'ex premier stronca il dialogo Pd-M5s: «Colpo di sole» I fedelissimi: non aiutiamo Di Maio a domare Salvini

I renziani si chiamano fuori "Così fessi da farci usare..."

«Q ualcuno dei nostri forse vorrebbe provarci davvero. Ma l'idea di un'alleanza con i Cinque Stelle non è un colpo di genio: è un colpo di sole». A metà pomeriggio, sull'ipotetico governo «Conte bis» con maggioranza ribaltata, si abbatte il veto di Matteo Renzi.

In partenza per il Montana, dove terrà una serie di conferenze, l'ex premier mette una zeppa nelle ruote di un ingranaggio che rischia di diventare sempre meno fantapolitico: il governo Pd-grillini, con la Lega fuori dai giochi causa Russiagate.

Possibile? Abbastanza perché uno con il naso politico di Renzi decida di iniziare le manovre di interdizione. Chiamando a raccolta i suoi, per far capire ai maggiorenti Pd tentati dall'inciucio che lui ha ancora abbastanza influenza nei gruppi da far sballare i loro conti: così scende subito in capo il presidente dei senatori Pd Andrea Marcucci: «Qualcuno può davvero pensare che si possa trovare un'intesa con Di Maio, Taverna, Toninelli? E con quali voti? Non certo con i nostri».

Nei palazzi romani l'aria è sospesa, in attesa di qualche possibile evento. Il Pd minaccia una mozione di sfiducia contro Salvini, che continua a rifiutare di andare in Parlamento. Ci andrà invece Conte. «Sono in arrivo nuove bombe contro la Lega», sussurrano i beninformati, e i sussurri giungono anche da Palazzo Chigi. Del resto la delega ai servizi segreti è nelle mani del premier. Il quale premier, invece di stare in ambasce per lo stato comatoso della sua maggioranza, in questi giorni sorride giulivo come non mai. Convinto che, se la situazione precipitasse e il suo attuale governo saltasse, ne potrebbe rapidamente nascere un altro, con una maggioranza diversa ma con lui medesimo alla guida. Del resto, chiusa ormai la famosa «finestra» per votare a settembre, una crisi di governo aprirebbe il problema della manovra di fine anno: un governo per vararla, «tecnico» o meno, servirà, e verrebbe sollecitato dal Colle. E si sa bene che un governo, una volta partito, tende a restare in sella e a trovare maggioranze che lo reggono, per scongiurare il voto. Tanto più che questo parlamento, se resta in piedi, sarà quello che vota il prossimo capo dello Stato.

In casa renziana c'è molto scetticismo: «Certo, dal congresso ad oggi la linea Maginot contro i Cinque Stelle si è progressivamente indebolita, nel partito», dice un dirigente molto vicino all'ex premier. «Ma al momento il vero rischio che vedo è che il Pd sia così coglione da farsi usare da Di Maio per tenere al guinzaglio Salvini con la paura del secondo forno a sinistra». A meno che, aggiunge, «Conte, che fa improvvisamente il gradasso con la Lega, non abbia in mano qualcosa di così pesante da far saltare Salvini».

Sul fronte grillino, dopo giorni di ammiccamenti col Pd (memorabile l'appassionata difesa degli 80 euro di Renzi fatta da Di Maio) e di scelte comuni a livello Ue, con M5s che ha votato Sassoli alla presidenza di Strasburgo, ha ottenuto dal Pd un vicepresidente grillino e ha seguito i dem nel voto a favore di Ursula von der Leyen, ieri è stato il giorno dello scontro. Per rassicurare i leghisti, che denunciavano preoccupati il rischio di un governo Cinque Stelle- Pd, il vicepremier ha iniziato a tempestare di insulti i dem. I suoi hanno persino costruito a tavolino l'incidente Romano-Businarolo per fornire a Gigino il destro di indignarsi e dire «mai col Pd». Intanto però si prepara l'intervento di Conte al Senato sul caso Russia, che potrebbe mettere ulteriormente nei guai il capo leghista.

A bloccare le voci di possibile inciucio accorre anche Nicola Zingaretti: «Nessun governo con M5s». Il segretario Pd preferirebbe di gran lunga andare subito al voto, anche per crearsi gruppi parlamentari più omogenei. Ma rischia, in caso di crisi, di trovarsi isolato nella sua maggioranza: da Franceschini a Cuperlo, da Veltroni a Bettini, le aperture ai grillini sono state innumerevoli.

E lo strappo di Renzi in caso di intesa coi 5Stelle potrebbe non bastare a frenare la slavina di chi, per evitare elezioni, accorrerebbe anche in appoggio di un Conte bis.

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