Cronache

I seggiolini salvavita sono in arrivo ma per applicare la legge non c'è fretta

Il Consiglio di Stato dà il via libera al decreto attuativo per imporre l'obbligo entro ottobre. Ma sui tempi non c'è certezza

I seggiolini salvavita sono in arrivo ma per applicare la legge non c'è fretta

Milano Il Consiglio di Stato ha dato il via libera (con osservazioni) al decreto attuativo indispensabile per l'applicazione dell'obbligo dei seggiolini anti abbandono per i bimbi in auto. È successo nella seduta di giovedì: dall'approvazione della legge numero 117 del 2018 è trascorso un anno. Dall'entrata in vigore, il 27 ottobre 2018, sono passati 11 mesi. Dopo la morte una settimana fa del bambino di 2 anni di Catania, dimenticato in macchina dal padre, si è parlato di lungaggini burocratiche, ritardi e «stop» da parte dell'Ue. Ora il dispositivo del Consiglio di Stato riassume tutte le tappe e descrive l'assurda trafila per cui, ancora oggi, una norma salvavita resta lettera morta.

Il decreto attuativo del ministero dei Trasporti definisce le caratteristiche tecniche dei seggiolini, o dei dispositivi da montare su quelli già posseduti, che grazie a un sensore avvertono il genitore che ha lasciato il figlio in macchina. Dopo il percorso a ostacoli europeo del testo, come previsto dalla legge, lo scorso 2 agosto è stato chiesto il parere del Consiglio di Stato. La legge 117/2018 introduce l'obbligo attraverso l'inserimento di un comma 1-bis nell'articolo 172 del Nuovo codice della strada. E stabiliva il termine di 60 giorni dall'entrata in vigore per l'emanazione del relativo decreto e il primo luglio 2019 come giorno in cui sarebbero scattate le multe ai guidatori senza seggiolino salvavita. Le date sono entrambe ampiamente superate. Nel caso delle sanzioni il Viminale ha dovuto tamponare la situazione, ordinando alle forze dell'ordine di non comminarle in attesa della conclusione del tortuoso iter legislativo.

Il testo del decreto, di natura tecnica, doveva necessariamente passare al vaglio della Commissione europea. La notifica della bozza all'Ue è del 21 gennaio 2019, dopo che il ministero aveva consultato le associazioni del costruttori. La Commissione ha quindi chiesto informazioni supplementari, inviate dall'Italia il 18 marzo. Il 24 aprile è arrivato il parere negativo. Gli esperti europei «pur riconoscendo l'importanza» del provvedimento, hanno puntualizzato un aspetto relativo al controllo sulla commercializzazione dei dispositivi. Da qui le modifiche del governo e la cosiddetta «reazione» al parere. Infine il via libera della Commissione, che il 22 luglio ha giudicato «soddisfacente» la risposta italiana. Nei rimbalzi Roma-Bruxelles sono trascorsi ben sei mesi. Il Consiglio di Stato, da parte sua, dà ora parere positivo, con alcuni rilievi. Oltre alle puntualizzazioni puramente formali, come la mancanza di un titolo al decreto, suggerisce alcune correzioni per la «stesura definitiva». Che, se ne deduce, ancora manca.

L'osservazione principale riguarda la «incongruenza» per cui il Codice della strada prevede l'obbligo dei seggiolini fino almeno all'età di 10 anni, mentre la nuova legge impone quelli anti abbandono solo fino ai 4 anni. Poi c'è, appunto, il nodo dei tempi. Il Consiglio di Stato è costretto a ribadire che il termine del primo luglio è inesorabilmente passato e che di conseguenza deve essere spostato in avanti dal legislatore. Il nuovo ministro Paola De Micheli alcuni giorni fa ha assicurato che si arriverà a una soluzione entro fine mese, cioè domani. Tuttavia, scrivono i giudici di Palazzo Spada, occorre tener conto «dei tempi tecnici di emanazione del regolamento attuativo (...), del tempo necessario ai produttori per concepire e realizzare, ai distributori per commercializzare e agli utenti per acquistare i dispositivi».

Nessuna urgenza quindi.

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