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I sospetti di Forza Italia: il Pd cerca l'incidente

I sospetti di Forza Italia: il Pd cerca l'incidente

Roma - Matteo Renzi chiude il discorso segreteria consolidando il proprio potere dentro il Pd e subito riparte la giostra del voto anticipato. Michele Anzaldi prova a tranquillizzare gli animi e fa filtrare la volontà renziana di arrivare a fine legislatura perché il Pd «sta recuperando voti». E anche Eugenio Scalfari su Repubblica scrive che «se le elezioni venissero anticipate il Pd andrebbe sicuramente incontro a una sconfitta. Renzi non è uno stupido e lo sa». Di certo il partito delle urne a scadenza naturale, quindi nel febbraio-marzo 2018, ha una sua forza anche dentro il Pd. E qualcuno, all'indomani del voto francese, prefigura un «effetto Macron» sugli umori dell'elettorato, ovvero la possibilità per le forze che non intercettano la protesta di rafforzarsi e qualificarsi come l'antidoto sicuro contro gli avventurismi. Ma la tentazione dell'accelerazione è sempre dietro l'angolo.

Il rebus, in realtà, è tutt'altro che risolto. I segnali che arrivano dalla trattativa sulla legge elettorale dalle parti di Forza Italia non vengono considerati particolarmente positivi. Il Pd va avanti all'insegna degli stop and go e a cadenza periodica fa sapere che si può sempre fare ricorso a quanto deliberato dalla Consulta. Da piazza San Lorenzo in Lucina si replica che non è ancora neppure chiaro quale sia davvero la proposta prevalente nel Pd ed è il partito di maggioranza relativa a dover fare chiarezza al proprio interno. Ma non c'è solo il fronte parlamentare a scaldare gli animi, c'è anche il ring governativo che si sta accendendo. Nell'esecutivo sta crescendo il malumore per il ruolo sempre più ingombrante di Maria Elena Boschi. L'innesco definitivo è stato quello della cosiddetta «circolare Boschi», ovvero l'atto con cui la sottosegretaria alla Presidenza avrebbe di fatto «commissariato» l'esecutivo imponendo il suo vaglio preventivo su ogni decreto ministeriale, nomina, atto amministrativo o documento prodotto dai dicasteri, ora destinato a transitare dai suoi uffici. Gentiloni si è fatto garante con i ministri della loro agibilità e indipendenza politica, ma si rischia un braccio di ferro continuo su ogni iniziativa rilevante. La cartina di tornasole di queste fibrillazioni sono gli umori che si registrano nei partiti di centrodestra. Nonostante Forza Italia, Fdi e Lega preferiscano votare alla scadenza naturale, una parte dei forzisti oggi scommette su una data: quella del 15 ottobre. L'incidente potrebbe avvenire - prevede qualcuno - sulla legittima difesa. La maggioranza al Senato ha bisogno dei voti di Forza Italia, ma su questo tema gli azzurri non possono permettersi di rompere con gli alleati dopo la ritrovata compattezza alla Camera. Inoltre alcuni dirigenti hanno fatto presente a Berlusconi che in vista del voto dovrà essere fugato ogni sospetto di future alleanze con il Pd, pena un travaso di consensi a favore di Lega e Fdi.

Insomma cedere posizioni su questo provvedimento - sul quale si è schierato e sbilanciato lo stesso Cavaliere - potrebbe essere pericoloso in termini di rapporto con l'elettorato e potrebbe minare il lavoro di ricucitura fatto in questi mesi.

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