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Ignazio Marino si è dimesso

Prima lasciano tre assessori, poi le pressioni del Pd e l'ultimatum. Alla fine il sindaco ha capitolato

Ignazio Marino si è dimesso

Dopo 24 ore di assedio, con tre assessori che hanno lasciato e il pressing di Pd e Sel, alla fine ha capitolato: Ignazio Marino si è dimesso. Lo ha fatto con una lunga lettera ai romani in cui ha detto di aver riflettutto a lungo prima di prendere la decisione e con la consapevolezza che "Possono per legge essere ritirate entro venti giorni"

"L'ho fatto avendo come unica stella polare l'interesse della Capitale d'Italia, della mia città", ha scritto il sindaco di Roma che punta il dito contro la gogna mediatica a cui è stato sottoposto, "Tutto il mio impegno ha suscitato una furiosa reazione. Sin dall'inizio c'è stato un lavorio rumoroso nel tentativo di sovvertire il voto democratico dei romani. Questo ha avuto spettatori poco attenti anche tra chi questa esperienza avrebbe dovuto sostenerla. Oggi quest'aggressione arriva al suo culmine. Ho tutta l'intenzione di battere questo attacco e sono convinto che Roma debba andare avanti nel suo cambiamento. Ma esiste un problema di condizioni politiche per compiere questo percorso. Queste condizioni oggi mi appaiono assottigliate se non assenti. Per questo ho compiuto la mia scelta: presento le mie dimissioni".

Poi però difende il suo operato: "In questi due anni ho impostato cambiamenti epocali, ho cambiato un sistema di governo basato sull'acquiescenza alle lobbies, ai poteri anche criminali. Non sapevo - nessuno sapeva - quanto fosse grave la situazione, quanto a fondo fosse arrivata la commistione politico-mafiosa. Questa è la sfida vinta: il sistema corruttivo è stato scoperchiato, i tentacoli oggi sono tagliati, le grandi riforme avviate, i bilanci non sono più in rosso, la città ha ripreso ad attrarre investimenti e a investire.

I risultati, quindi, cominciano a vedersi".

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