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Ilva, ora Conte deve risolvere il pasticcio M5s

Se può anche essere vero, come continua a sostenere il leader grillino, che ci sono dubbi sulla vendita del gruppo siderurgico di Taranto ad Arcelor-Mittal, lasciando fuori l'offerta di AcciaItalia, la situazione è, come minimo, diventata kafkiana

Ilva, ora Conte deve risolvere il pasticcio M5s

Il caso dell'Ilva di Taranto è davvero un grande pasticcio, ma non soltanto nel senso dato da Luigi Di Maio ai quattro gatti che, alla faccia del presenzialismo, «affollavano» l'aula di Montecitorio in un giorno di week-end d'estate. Se può anche essere vero, come continua a sostenere il leader grillino, che ci sono dubbi sulla vendita del gruppo siderurgico di Taranto ad Arcelor-Mittal, lasciando fuori l'offerta di AcciaItalia, la situazione è, come minimo, diventata kafkiana. Per rimediare al pasticcio iniziale, il vicepremier si è, infatti, infilato in una specie di tunnel perché, per cercare di bloccare la vendita agli indiani (che sono affiancati dal gruppo Marcegaglia), ha subito chiesto l'intervento dell'Anac. E, così, la vicenda si è ulteriormente complicata perché l'Autorità anticorruzione nella Pubblica amministrazione, pur muovendo alcuni rilievi sulla cessione dell'Ilva sotto la regia dell'ex ministro Calenda, si è sentita, in un certo qual modo, strumentalizzata dal governo. Tanto che il presidente Raffaele Cantone che già aveva subito critiche da parte del premier Conte -, ha chiesto al governo di non usare il parere appena dato per giustificare lo stop alla cessione dell'Ilva. Sì, davvero un bel pasticcio: è in atto un vero e proprio braccio di ferro sulla pelle degli undicimila dipendenti che tornano a vedere nuvoloni sul loro futuro in azienda come troppo spesso è accaduto negli ultimi 20-30 anni, da quando, cioè, l'Ilva si chiamava ancora Italsider ed era il colosso pubblico dell'acciaio con i piedi d'argilla.

Gli ultimi sviluppi di questa «telenovela» mi ricordano tanto la vicenda del 2012 allorché l'attività del più importante complesso industriale del Sud e, addirittura, del maggiore produttore siderurgico europeo -, venne completamente fermata con un'ordinanza del giudice per impedire l'emissione di gas nocivi. L'allarme si rivelò, poi, piuttosto esagerato e Taranto potè ripartire ma, nel frattempo quanti danni erano stati fatti? Allora si diceva che il ciclo integrale dell'Ilva avesse ritmi di lavoro giapponesi: per certi versi, siamo diventati ancora più bravi dei maestri del Sol Levante perché siamo bravissimi a farci «harakiri» e diventare tanti perfetti «kamikaze» alla faccia dei poveri lavoratori.

E non dimentichiamo cosa capitò all'altro grande complesso siderurgico dell'Italsider, quello di Bagnoli in Campania, che venne chiuso da un giorno all'altro perché, al suo posto, avrebbero dovuto sorgere tante importanti iniziative imprenditoriali: chi le ha mai viste davvero? A questo punto, la parola passa al premier Conte che è pure lui pugliese: se ci sei, batti un colpo.

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