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Immigrati, piazze e arresti Alfano fa collezione di flop

Le botte agli operai sono l'ultimo "capolavoro" di una serie iniziata con la scissione di Ncd

Immigrati, piazze e arresti Alfano fa collezione di flop

Siamo alle solite. Il Viminale non sa nulla e non ha visto nulla. Però a differenza delle tre scimmiette l'unica cosa che il ministero dell'Interno sa fare è parlare. Sì, parlare per non spiegare nulla. Sempre la solita manfrina, quindi.

Le botte agli operai di Terni, sono solo l'ennesima prova di come il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, abbia infilato una bischerata dietro l'altra da quando Matteo Renzi l'ha messo alla guida del Viminale nel febbraio scorso, riciclandolo dal governo Letta.

Una cosa è certa: abbandonare Forza Italia non ha portato fortuna ad Alfano. Il suo Ncd vale il 3% e come ministro un po' meno. Elencare tutte le sue gaffe non è facile, tante sono state le figuracce inanellate da Angelino da un annetto a questa parte. La sua palese mancanza di «quid» viene fuori nel maggio 2013 con la crisi internazionale con il Kazakhstan. Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, viene accusata di essere entrata illegalmente in Italia, ed espulsa insieme alla figlia di 6 anni. Entrambe imbarcate su un aereo diretto in Kazakistan, ovviamente senza che il Viminale ne venisse informato. Il blitz costò la testa a due alti funzionari del gabinetto del ministro, ma non quella di Alfano che prendendoci gusto continuò a collezionare altri pasticci.

Il 18 ottobre 2013 arriva la sua creatura: «Mare Nostrum». L'operazione per salvare gli immigrati in mare dà subito dimostrazione della sua inefficacia. Dall'inizio dell'anno gli sbarchi hanno superato quota 125mila. L'anno scorso erano stati 43mila e nel 2011, anno di massima crisi, gli approdi furono 65mila. Sembra anzi che la presenza delle navi della nostra Marina militare abbia addirittura agevolato le trasferte dei trafficanti di esseri umani. Gli immigrati hanno continuato a morire e in agosto «Mare Nostrum» viene sostituita con «Frontex plus».

Il 9 marzo scorso, dopo un triplice omicidio a Lecco, vittime tre sorelline, il ministro annuncia ai microfoni di Sky la caccia serrata e la punizione implacabile del colpevole: «Non daremo scampo all'assassino». Non era a conoscenza che la polizia aveva già arrestato la madre. Come vengano scambiate le informazioni tra il ministro e gli inquirenti resta un mistero.

Altro caso di cronaca. Finale di Coppa Italia fra Napoli e Fiorentina. All'esterno dello stadio Olimpico un tifoso partenopeo, Ciro Esposito, viene ferito (morirà due mesi dopo). In campo e sugli spalti succede il finimondo. La partita è a rischio. A salvare capre e cavoli è il capo degli ultrà del Napoli, detto Genny 'a Carogna , che giunge a un accordo con le forze dell'ordine per far disputare la gara.

Sull'omicidio di Yara Gambirasio, Alfano si inventa un'altra delle sue macchiette. Il 16 giugno scorso, dopo il fermo di Massimo Giuseppe Bossetti dichiara: «Trovato l'assassino». La procura di Bergamo si imbufalisce per la diffusione di una informazione che ancora non era stata verificata. Alfano fa lo gnorri. Di dimettersi nemmeno l'idea.

Infine l'ultima chicca. Il 7 ottobre invia una circolare a tutti i prefetti d'Italia affinché invitino i sindaci a cancellare le trascrizioni dei matrimoni gay celebrati all'estero. I sindaci si ribellano. E mercoledì la ciliegina su questa torta a piani con i tafferugli contro gli operai.

In mezzo alle tante parole a vuoto al question time al Senato sui fatti di Roma, Alfano ha trovato anche il modo di andare fuori tema e di sbugiardarsi da solo: «Il governo Berlusconi, nel 2011, scelse di trasformare Lampedusa in un disastro colossale con un danno di immagine forse non più rimediabile». Peccato che nel febbraio di quell'anno lo stesso Angelino firmò una delibera che dichiarava lo stato di emergenza e che avrebbe consentito l'adozione delle misure per controllare il fenomeno.

Alfano disastro di se stesso.

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