Cronache

Imprenditore che amava l'Italia. Addio allo stilista Angelo Marani

Era un imprenditore che amava l'Italia

Imprenditore  che amava l'Italia. Addio allo stilista Angelo Marani

«Non farci caso, le cose serie sono ben altre» diceva Angelo Marani a chiunque si facesse prendere dal panico nei classici momenti d'isteria che precedono o seguono le sfilate.

Lui per altro faceva caso a tutto e tutti, trattava con la massima serietà ogni aspetto della vita. Ma a differenza dei molti, troppi Soloni che si prendono sul serio solo per il fatto di appartenere al mondo della moda, lui preferiva il basso profilo.

Era insomma un uomo semplice, ma con quel tipo di semplicità che secondo Oscar Wilde è l'ultimo rifugio del complicato.

Nato a Correggio nel 1946, Marani è stato fin da giovane un appassionato collezionista d'arte e un grande intenditore di musica rock. Parlava benissimo il tedesco avendo cominciato la sua carriera come rappresentante di maglieria in Germania, ma aveva un amore sconfinato per usi e costumi della sua terra a cominciare dalla tavola. Ecco perché era fierissimo che il lambrusco prodotto nell'azienda vinicola Lini di proprietà della famiglia dell'adorata moglie Anita, fosse stato giudicato il migliore al mondo dal New York Times. Angelo è mancato all'affetto dei suoi cari ieri mattina all'alba dopo due anni di lotta dura e senza paura contro un male incurabile scoperto per caso.

«In Emilia si usa come intercalare at te vegna un cancher, non fatelo mai» diceva a chiunque gli capitasse a tiro negli ultimi tempi e questo è stato l'umico segnale di cambiamento in un comportamento dignitoso e coraggioso oltre ogni dire. Da bravo imprenditore aveva virtuosamente verticalizzato le fasi di lavorazione della sua azienda partendo dal filo per arrivare alla tessitura, alla tintura e alla stampa. «Ogni passaggio produttivo viene realizzato qui in Emilia, nel cuore dell'Italia» amava precisare perché oggi per una questione di costi tutto questo è sempre più raro.

Comprava e riparava macchine da maglieria in tutto il mondo, ma soprattutto credeva nell'istruzione di una manodopera super specializzata di cui era gelosissimo. Dal 2001 aveva deciso di sfilare le sue collezioni eponime sul palcoscenico di Milano Moda Donna. Lo chiamavano stilista ma il suo è stato uno dei rari casi in cui la parola non basta, sarebbero servite altre definizioni.

Lui era sempre pronto a dire, con le parole di Bob Dylan e con un sorriso sulle labbra: «Non chiedetemi nulla, potrei rispondere con la verità».

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