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Le imprese si ribellano al pizzo. Grillo e Renzi saltano sul carro

Blitz antimafia a Bagheria, 22 arresti nel Comune a guida M5S. Il comico esulta ma solo tre anni fa "assolveva" il racket. Il tweet del premier: "Grazie al coraggio di chi rifiuta"

Le imprese si ribellano al pizzo. Grillo e Renzi saltano sul carro

S'alza da Matteo Renzi un cinguettio di soddisfazione: «Grazie al coraggio di chi rifiuta i ricatti, grazie a carabinieri e inquirenti. Bagheria non è cosa loro». Fa eco in stereo dal blog e da Twitter il leader del M5S Beppe Grillo: «Bagheria onesta alza la testa e i cittadini denunciano i boss: l'onestà sta tornando di moda... Un vaffanculo ai mafiosi e agli antimafiosi che fanno i mafiosi. Viva lo Stato». Insomma, esultanza degna della cattura di un grande boss. Ma non è stato arrestato nessun importante capomafia. Succede che a Bagheria, grosso comune a un tiro di schioppo da Palermo immortalato da Giuseppe Tornatore nel film Baarìa nonché terra cara ai boss (infatti pure Bernardo Provenzano vi ha soggiornato quando era latitante) e ora guidata da un sindaco grillino, 36 imprenditori, strozzati dalla crisi, abbiano deciso di smettere di pagare il pizzo. Tre hanno denunciato i mafiosi, altri 33, convocati dai carabinieri, hanno ammesso di pagare l'obolo ai boss e hanno denunciato a propria volta. Risultato: il blitz che ieri ha portato a 22 arresti, di boss e gregari liberi o già in carcere. Di qui le voci di giubilo. E la corsa, da Renzi a Grillo, a mettere il cappello su questa operazione antimafia.

Trentasei imprenditori che denunciano, indubbiamente, è un fatto epocale per Bagheria, terra di intellettuali come Renato Guttuso o Dacia Maraini (anche la scrittrice ieri ha esultato) ma pure zoccolo duro di una mafia radicata nel territorio, decimata dagli arresti ma ancora salda, che ha nel pizzo un'entrata necessaria per aiutare le famiglie dei carcerati. L'operazione «Reset 2» copre oltre dieci anni, dal 2003 al 2013, e coinvolge il gotha della mafia bagherese. Il pizzo era generalizzato: edilizia, prevalentemente (nelle carte anche la storia di un imprenditore che ha pagato i boss sin dagli anni '90 versando tre milioni di vecchie lire al mese e che poi è finito sul lastrico) ma anche negozi, bar, sale giochi, centri scommesse. Tutto. Alla base le dichiarazioni di alcuni pentiti - tra i quali Sergio Flamia, il collaboratore che ha fatto capolino al processo sulla trattativa Stato-mafia per le sue dichiarazioni sui suoi contatti coi servizi segreti - e intercettazioni.

Esulta in massa il Pd, segretario-premier Renzi in testa, cui non par vero dopo Mafia Capitale tuffarsi in un po'di sana antimafia. Elogi ai carabinieri per la vittoria della «squadra Stato» dal ministro dell'Interno Angelino Alfano. Ma i più eccitati sono i grillini, che col sindaco Patrizio Cinque ( nomen omen ) amministrano Bagheria. Lui, il primo cittadino, non sta nella pelle, annuncia di aver scoperto e denunciato che Provenzano, da latitante, ha abitato in una villa antica ma anche in una casa popolare del Comune. Il capogruppo M5S al Senato Mario Giarrusso chiede subito leggi più incisive per tutelare chi denuncia i boss. E Grillo, sul blog, tiene in evidenza l'hashtag «#BagheriaOnesta alza la testa». Come cambiano i tempi. Era il 2012, Grillo in un comizio a Palermo disse: «La mafia non strangola la gente, prende il pizzo». Fu un vespaio.

Ora invece lui e i suoi cavalcano l'antimafia, la nuova frontiera politica dopo che alcuni antimafiosi doc sono caduti in disgrazia.

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