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È incinta, respinta al confine francese: muore

La nigeriana cacciata dai transalpini. Ricoverata in Italia, non sopravvive al parto

È incinta, respinta al confine francese: muore

L'umanità si ferma dietro ai confini dei paesi. Questa virtù non esiste quando si tratta di respingere i migranti, nemmeno quando si trovano in condizioni assurde, disperate. Nemmeno quando rischiano la vita o sono in fin di vita.

Si lasciano morire, come è accaduto a una donna incinta di poche settimane e con un linfoma in stato terminale, respinta alla frontiera di Bardonecchia dalle autorità francesi mentre cercava di attraversare il confine con il marito. Una storia assurda, vergognosa, come il suo epilogo. I militari, infatti, non hanno consentito alla trentunenne nigeriana di entrare in Francia e lei è stata soccorsa dai volontari di Rainbow4Africa, che l'hanno tratta in salvo. «Le autorità francesi sembrano avere dimenticato l'umanità», tuona Paolo Narcisi, presidente dell'associazione che da dicembre ha aiutato un migliaio di migranti.

Visto l'aggravarsi delle condizioni di salute, la straniera è stata prima ricoverata all'ospedale di Rivoli e quindi al Sant'Anna di Torino, dove i medici hanno cercato in tutti i modi di allungarle la vita, per far nascere il figlioletto. Quando condizioni della donna sono peggiorate, è stata trasferita in rianimazione e si è scelto di eseguire il parto cesareo. Il bambino, di sole 29 settimane e un peso di 700 grammi, è ricoverato al reparto di terapia intensiva neonatale del Sant'Anna e sta bene. Sua mamma, che non conoscerà mai, è morta poco dopo averlo dato alla luce. I medici del nosocomio torinese considerano questa nascita una sorta di miracolo. Ma un miracolo che viene dopo un'orrenda crudeltà, quella perpetrata dai gendarmi transalpini. Ora, ad assistere il piccolo, c'è solo il papà, anche lui respinto alla frontiera. «I corrieri trattano meglio i loro pacchi - sottolinea Narcisi - quanto fatto è grave, va contro tutte le convenzioni internazionali e il buon senso, proprio come criminalizzare chi soccorre».

Lo sa bene una guida alpina francese, che ora rischia una condanna per aver soccorso un'altra migrante incinta.

I magistrati con lui hanno usato la mano pesante: lo hanno incriminato per traffico di esseri umani e adesso potrebbe scontare fino a cinque anni.

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