Cronache

Incubo Kabobo: colpito in strada con un mattone Ora rischia la vita

A Milano anziano aggredito da uno straniero psicolabile

Incubo Kabobo: colpito in strada con un mattone Ora rischia la vita

Un attimo, una vita. Solo un altro modo per spiegare di essersi trovati nei classici «posto sbagliato» nel «momento sbagliato». Magari in balia di un nemico sconosciuto che, per motivi solo suoi, vuole farci male. Non c'erano mai stati attriti di alcun genere infatti tra Salvatore M., 62 anni, nato in provincia di Catania e residente con sei cani in via Palmieri 1 - uno stabile Aler di quattro scale allo Stadera, quartiere multietnico e problematico alla periferia sud della città - e il suo vicino di casa marocchino, il 26enne Hadman Hicham, regolare in Italia con un permesso per motivi familiari, un precedente per rapina e una testa decisamente bislacca, in cui gli psicoterapeuti del Centro psico sociale dell'ospedale San Paolo, con l'aiuto dei due fratelli conviventi del ragazzo, da tempo cercavano di mettere un po' di ordine. In particolare da un mese a questa parte, quando il marocchino, dopo essere stato licenziato, aveva cominciato a dare i numeri più del solito. Al punto che ieri ha ridotto il vicino siciliano al Policlinico, in fin di vita. Dopo avergli teso un agguato in piena regola, ha infatti aggredito il 62enne per strada, tirandogli in testa una mattonella di cemento e sfondandogli così il cranio. Quindi l'africano ha abbandonato la sua vittima a terra, gravemente ferita (sull'asfalto è rimasta una grossa macchia di sangue) ed è corso a casa, gesticolando con le mani sporche di sangue mentre farfugliava frasi sconnesse. Poco dopo lo hanno raggiunto i carabinieri del nucleo radiomobile per arrestarlo. Quando li ha sentiti lo straniero si è chiuso in casa e ha tentato di scappare dalla porta dell'appartamento, ma i militari, entrati dalla finestra, lo hanno bloccato prima di riuscire a lasciare l'abitazione. Per ora, se le condizioni del ferito come si spera non peggioreranno, è accusato di tentato omicidio.

Una storia di ordinaria follia in una Milano corrosa dal sole e dall'afa, tormentata dalle differenze sociali e di vita che scavano un cratere tra la nuova metropoli dell'Expo e le periferie desolate, dove presente e futuro sono gabbie senza uscita. Una vicenda che ricorda tanto quella di Adam «Mada» Kabobo, il ghanese che nel maggio di quattro anni fa uccise a colpi di piccone tre passanti in zona Niguarda. I fratelli dell'aggressore hanno spiegato ieri agli investigatori dell'Arma che, per non rischiare che si trasformasse in una sorta di «mina vagante», Hicham era ormai regolarmente sotto l'effetto di psicofarmaci.

«Che quel tipo non ci stesse con il cervello lo sappiamo tutti - spiega in un italiano perfetto una cinese che tiene per mano una bambina e abita nello stesso stabile di via Palmieri 1 -. Spesso, ubriaco, litigava con la gente che incontrava per strada. Aveva già aggredito qualcuno nel quartiere, mai con tanta violenza però».

Ieri poco prima delle 11 il nordafricano, sceso in strada sotto l'effetto di psicofarmaci, ha tranquillizzato i fratelli che, da tempo, non lo lasciano più uscire solo. «Vado a comprare le sigarette qui sotto» ha gridato Hicham prima di prendere la porta e uscire in tutta fretta. «Lo teniamo sempre d'occhio, non lo lasciamo mai uscire solo, ma la tabaccheria è qui sotto, non c'era in giro nessuno» si sono giustificati, disperati, i parenti con i carabinieri. Le strade desolate e sporche di rifiuti di via Palmieri, infatti, ieri erano deserte. Il marocchino ha raggiunto un piazzale all'angolo tra via Chiesa Rossa e via De Sanctis. Sono molti i testimoni che, da un vicino bar ristorante, lo hanno notato accucciarsi tra due auto in sosta, in entrambe le mani un pezzo di una piastrella in cemento da giardino spaccata in due. Quando Salvatore M., diretto in farmacia, gli è passato accanto, lo ha aggredito alle spalle.

«Erano giorni che mi offendeva! Non mi voleva come vicino!», ha spiegato Hicham ai carabinieri.

«Solo un'invenzione - ribattono i militari - per giustificare un'azione del tutto ingiustificabile».

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