Cronache

Incubo terroristi tra i profughi. "Ne lasciamo fuggire 8 su 10"

Approdano da noi in massa: 135mila nel 2014. Un esodo che l'Italia non può fronteggiare. E la maggior parte degli immigrati se ne va senza essere identificato

Incubo terroristi tra i profughi. "Ne lasciamo fuggire 8 su 10"

Centotrentacinquemila sbarchi nel 2014. E migliaia e migliaia di clandestini in fuga. Calabria o Sicilia non fa differenza: i centri di seconda accoglienza sono un colabrodo. Un invito a togliere il disturbo: e così la stragrande maggioranza dei disperati appena arrivati in Italia dopo viaggi fortunosi su vecchie imbarcazioni, se ne va. Letteralmente. Sparisce. Viene inghiottita nel nulla delle campagne meridionali. Qualcuno rimane in zona. Altri tentano il passaggio verso la Francia, la Germania, la Scandinavia. È un movimento gigantesco e inarrestabile, sfuggito ad ogni contabilità nel silenzio generale. Ma i dati, sia pure approssimativi, forniti dai poliziotti in prima linea nelle strutture del Sud sono impressionanti: almeno l'80 per cento dei clandestini scappa. E lo fa nel giro di poche ore. Esattamente come è successo al palestinese la cui storia è stata svelata ieri dal Giornale : il presunto terrorista la cui identità è sconosciuta era arrivato meno di un mese fa sulle coste della Sicilia. È rimasto, come da procedura standard una manciata di giorni in un centro di prima accoglienza, poi è stato trasferito in un centro di seconda accoglienza. A Comiso. E da lì è scomparso. Come gran parte dei migranti arrivati in Italia con lui. «Calcoliamo -spiega al Giornale un investigatore in prima linea nella trincea siciliana - che almeno l'80 per cento dei clandestini fugga dai centri di seconda accoglienza e faccia perdere le proprie tracce».

Insomma, siano in una situazione paradossale. l'Italia si fa in quattro con l'operazione Mare nostrum per salvare migliaia di vite umane. Ma poi, una volta a terra, i clandestini vengono di fatto abbandonati al loro destino, o meglio possono scegliere di farla franca. Il trucco è assai semplice: i centri di prima accoglienza sono supercontrollati, quasi come prigioni. Ma in queste strutture gli ospiti restano parcheggiati per pochissimi giorni. Poi c'è il trasferimento nei centri di seconda accoglienza: edifici che vengono definiti permeabili nel gergo degli addetti ai lavori. E dunque, visto che la sorveglianza è quasi ridotta a zero, i clandestini fanno fagotto. A migliaia. «E' un esodo biblico- spiega un agente al Giornale - fuggono in massa. Non c'è nessun controllo, andarsene è un gioco da ragazzi. Rimangono i minori, o quelli che proprio non se ne vogliono andare». Pare impossibile, ma questa è la situazione. Ancora un rappresentante dello Stato: «In questo contesto non si capisce perchè questi disperati debbano transitare per i centri di prima accoglienza. Che senso ha tenere una persona ristretta se poi, di lì a pochi giorni, la stessa persona è libera di fare quello che le pare?»

I poliziotti raccontano una verità molto banale: tutto il sistema dei centri è andato in tilt per i troppi arrivi. Centotrentacinquemila nel 2014, di cui ben 60 mila da Eritrea e Siria. «Ormai - aggiunge un agente - i centri di prima accoglienza sono solo una stazione di passaggio. E nei centri di seconda accoglienza regna il caos. In teoria gli ospiti dovrebbero restare lì anche per settimane, per un periodo massimo di tre mesi, così da completare la procedure di identificazione e stabilire poi il loro destino: asilo o espulsione. Ma in pratica non si fa in tempo, perchè molti, quasi tutti, tagliano la corda. E di gran parte dei profughi non facciamo in tempo nemmeno a scoprire l'identità». Come è puntualmente successo al palestinese sul cui cellulare sono state trovate foto inquietanti che lo ritraggono in mimetica mentre imbraccia un Kalashnikov. «Ci ha raccontato di essere siriano, si capiva che non era vero, alla fine ha ammesso di essere palestinese e di aver militato nei gruppi della guerriglia». Quali? Mistero. Dopo poche ore l'uomo si è dileguato.

I numeri dell'emergenza sbarchi sono troppo alti. Quasi ingestibili. Ma a questo si aggiunge una sorta di scelta politica non dichiarata. Strisciante. Visto che l'Europa non ci aiuta, almeno per ora, e l'Italia deve fare tutto da sola ecco affacciarsi una semisoluzione all'italiana: le procedure di identificazione dei profughi, già lente, vanno ancora di più a rilento. Migliaia di esseri umani scompaiono prima di essere registrati. E così quando riappaiono, magari in Austria o Svezia, diventano in base al Trattato di Dublino un problema di quei paesi. Che ufficialmente sono i primi ad averli scoperti. «Il capitolo profughi -conclude un poliziotto - è di fatto sfuggito di mano. I clandestini dovrebbero essere rimpatriati, ma questo avviene di rado e solo con gli egiziani perchè quel governo collabora. E così, gli egiziani vengono rimandati a casa con voli charter, peraltro a spese del contribuente. Per tutti gli altri è il caos». Migliaia di disperati fuggono verso l'Europa.

Con la benedizione di Roma che spera così di cedere il cerino agli altri partner della Ue.

Commenti