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Gli industriali svelano il bluff del premier: già approvata la stangata

Altro che tagli alle tasse, Unimpresa lancia l'allarme: nel Def di aprile previsto un aumento delle entrate di 104 miliardi in 5 anni. Pressione fiscale al 44,1%. Ecco quanto ci costano le promesse di Renzi

Gli industriali svelano il bluff del premier: già approvata la stangata

Il mondo produttivo dichiara guerra agli sconti fiscali di Renzi. «Dopo aver annunciato una rivoluzione copernicana sulle tasse - osserva la Cgia di Mestre - il premier ci dica dove troverà le risorse per fare questa operazione, visto che la crescita economica prevista sarà ancora molto contenuta e la situazione dei nostri conti pubblici non ci consentirà di superare la soglia del 3 per cento del rapporto deficit/Pil».

Prima di indicare agli artigiani di Mestre le forme di copertura dello sconto fiscale da 45 miliardi nel triennio, il governo dovrà indicarlo a Bruxelles. Fonti della Commissione, infatti, non commentano Renzi: l'esecutivo comunitario «non è solito commentare annunci» di uno Stato membro, dicono.

Vogliono prima vedere le carte. E nelle carte che Palazzo Chigi dovrà presentare ci sono anche le soluzioni che verranno individuate sul fronte delle clausole di salvaguardia. Vale a dire, degli interventi fiscali garantiti alla Commissione qualora determinati obbiettivi di risparmi di spesa non dovessero essere raggiunti. Secondo la Cgia, ma soprattutto secondo Renato Brunetta, tali clausole dovrebbero ammontare a 16,8 miliardi: un punto di Pil all'anno per il triennio interessato dall'operazione di riduzione fiscale.

È evidente che se queste clausole di salvaguardia (comprese nel tendenziale di finanza pubblica sottoforma di risparmi alla spesa) dovessero scattare, i 45 miliardi promessi da Renzi si ridurrebbero a meno di 30 miliardi. Oppure, l'Italia rischierebbe di superare il «totem» del 3% di deficit in rapporto al Pil.

La circostanza che il premier non abbia coinvolto direttamente il ministro dell'Economia nell'operazione viene confermato dalle indiscrezioni sulle coperture finanziarie ipotizzate. Simili indiscrezioni possono filtrare solo da Palazzo Chigi. All'Economia nessuno penserebbe mai di ipotizzare una copertura (anche parziale) dello sconto fiscale attraverso il maggior gettito determinato da una crescita più robusta del Pil: la Ragioneria generale dello Stato non ha mai ammesso simili forme di coperture in passato. Ed ancora. L'attuale vertice del ministero difficilmente accetterebbe di andare a Bruxelles ad annunciare che l'Italia, pur di avviare la manovra fiscale, non rispetterà gli obbiettivi di deficit previsti. Il pareggio di bilancio, infatti, è previsto nel 2018.

«Con stupore prendiamo atto della promessa di Renzi che parla di un taglio delle tasse da 45 miliardi, tuttavia i numeri del governo vanno in direzione di una stangata fiscale», ha commentato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi. Il Def dello scorso aprile prevede nel periodo 2015-2019 un aumento delle entrate di 104 miliardi, mentre la pressione fiscale salirebbe al 44,1% del Pil l'anno prossimo dal 43,5% del 2015. Si tratta di stime che inglobano le clausole di salvaguardia (Iva, accise e tagli ai bonus fiscali) e gli effetti del bonus da 80 euro.

La prossima legge di Stabilità, oltre a definire la copertura delle clausole di salvaguardia, dovrà spiegare a Bruxelles per quale motivo il governo non abbia ancora immesso nell'economia del Paese i 70 miliardi di mancati rimborsi della Pubblica amministrazione.

Se Renzi onorasse il debito verso le pmi, il contributo alla crescita potrebbe essere più rilevante e meno sospettabile di fini elettorali come il taglio dell'Irpef annunciato per il 2018. Bisognerà quindi aspettare la Nota di aggiornamento del Def a settembre.

di Gian Maria De Francesco

Roma

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