Politica

Ingroia non si arrende: "Arrestate il Cav". La parabola dell'ex toga che colleziona flop

Non ha titoli ma sentenzia: Berlusconi va incriminato sulle accuse di Graviano

Ingroia non si arrende: "Arrestate il Cav". La parabola dell'ex toga che colleziona flop

Ha formulato l'ipotesi di reato. E poco ci manca che suggerisca una richiesta d'arresto. Peccato però, per lui, che non sia più un pm, visto che ha abbandonato la magistratura (anzi ha costretto il Csm a mandarlo via) per la politica. E che pure in politica abbia fatto un grande flop, leader di un partito con percentuali da prefisso telefonico che non ha eletto né lui premier, nel 2013, né uno straccio di parlamentare.

Antonio Ingroia non si smentisce. E dopo i flop a catena che hanno caratterizzato i suoi ultimi anni, dall'addio alla toga al tracollo in politica con la sua Rivoluzione civile poi ridimensionata ad Azione civile, adesso torna alla carica e vuole incriminare Silvio Berlusconi. L'ex pm formula capi d'accusa e suggerimenti ai magistrati in un'intervista al Fatto. Dimenticando però che ormai non ne ha più titolo, visto che fa l'avvocato e l'amministratore pubblico per conto del governatore di Sicilia Rosario Crocetta, in una società, Sicilia e-Servizi, che gli ha dato più di un grattacapo, anche giudiziario.

Ma Ingroia non se ne cura. A dargli la carica le intercettazioni del boss Giuseppe Graviano, musica per le orecchie di Ingroia quando il capomafia pronuncia la parolina magica «Berlusconi». «Dalle parole intercettate - sentenzia l'ex pm - sembra emergere con chiarezza che il capomafia di Brancaccio tra il 91 e il 94, data del suo arresto, ebbe rapporti con Berlusconi. Ma anche che dietro alle stragi di mafia di quegli anni ci furono mandanti politici. Immagino che le conversazioni captate dalle microspie della Dia siano oggi materia di approfondimento per le procure di Caltanissetta e Firenze che indagano sulle stragi 92-93 e debbano determinare la riapertura delle indagini per concorso in strage nei confronti di Silvio Berlusconi». Ingroia un pensierino lo fa anche a una imputazione nel processo sulla trattativa Stato-mafia, da lui istruito e che tuttora considera un po' cosa sua. Unica concessione, la necessità di «accurata verifica» delle parole del boss.

Un vecchio amore, quello di Ingroia, per l'incriminazione di Berlusconi sul fronte mafia e stragi. Un amore impossibile e forse per questo sempre vivo. In toga Ingroia ci ha provato, soprattutto nell'inchiesta contro Marcello Dell'Utri di cui era il pm. Memorabili, in quel processo, faldoni su faldoni sulle holding della Fininvest, che poco c'entravano con Dell'Utri ma molto con l'imputato dei suoi sogni, il Cavaliere.

Alla fine però lo stesso Ingroia si era dovuto arrendere di fronte alle zero prove, tanto da prospettare in requisitoria Berlusconi come una vittima dei mafiosi.

Commenti