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Inneggia all'Isis il giudice nega l'arresto E lui sparisce

Serenella BettinIl sudanese che aveva inneggiato all'Isis al centro di accoglienza di Jesolo è libero. Anzi oltre a essere libero è anche sparito. Era finito sotto inchiesta, ancora un anno fa, ma la richiesta di arresto è stata respinta per ben due volte in quanto non sussite il reato di istigazione al terrorismo ma semmai solo quello di apologia. Conclusione, ora, Ali Tarig, questo il suo nome, potrebbe vagare in qualche città nel tentativo di adescare nuovi adepti. La vicenda risale all'inizio del 2015, quando questo profugo di 26 anni, giunto in Italia a febbraio dello scorso anno, viene segnalato e tradito proprio da alcuni suoi amici profughi che alloggiavano al centro jesolano. Ali Tarig viene indicato perché solito mostrare video inneggianti all'Isis, oltre che diffondere la parola dello Stato Islamico. La Procura quindi aveva richiesto il suo arresto alla fine dell'anno scorso, contestandogli il reato di istigazione al terrorismo ma la richiesta è stata respinta per ben due volte. Prima dal Giudice delle indagini preliminari in quanto non c'è un concreto e attuale pericolo per emettere una misura cautelare e in più non sussiste il reato di istigazione ma semmai solo quello di apologia. E poi dal Tribunale del riesame di Venezia che l'altro ieri ha confermato la decisione del gip. Le motivazioni del perché dell'ordinanza le si sapranno tra qualche giorno. Intanto al giovane africano, che aveva anche pensato di chiedere asilo, la richiesta è stata respinta e quindi dovrebbe essere espulso, ma come in tutte le grandi storie, gran finale. Il giovane sudanese è sparito. A marzo dell'anno scorso era stato trasferito al centro di Roma della Croce rossa e ha fatto perdere completamente le proprie tracce. Di lui rimangono i video, sul suo smartphone sequestrato, che era solito far vedere ai colleghi profughi. Ali Tarig era stato posto sotto attenta osservazione dalla Digos che lo aveva perquisito e ne aveva acquisito tutto il materiale utile. Ora fino a che non si sono esauriti tutti i ricorsi e fino a che il procedimento legale non giunge a decisione definitiva, Ali Tarig non può essere rispedito al suo paese.

Inoltre il Sudan è uno Stato in guerra e questo osterebbe ancora di più alla sua espulsione.

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