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"Io, africano, vi chiedo: perché volete aprire i porti?"

Daniel Wedi Korbaria, scrittore eritreo, contro gli appelli "buonisti" ad aprire i porti: "Avrete anche voi un limite numerico a questo esodo, o no?"

"Io, africano, vi chiedo: perché volete aprire i porti?"

Un intervento che farà discutere. Le parole di Daniel Wedi Korbaria, scrittore eritreo, sono un punto di partenza per riflettere sulle migrazioni, sull'appello ai porti aperti di Saviano e compagni e sulle tante polemiche scatenate in questi giorni dalle scelte politiche del ministro dell'Interno contro le Ong del Mediterraneo.

"A voi occidentali che chiedete di aprire i porti e non gli aeroporti chiedo: perché volete questo tipo di immigrazione via mare con migliaia di persone ammassate su barconi fatiscenti?", è la domanda, chiara e diretta, che lo scrittore eritreo rivolge ai buonisti. Ed è proprio contro le Organizzazioni umanitarie che si scaglia Daniel Wedi Korbaria nel suo articolo pubblicato dall'Antidiplomatico. "Oggi la vicinanza delle Ong alle coste africane ha trasformato i barconi in gommoni scadenti sui quali si continua a morire. E più disgraziati partiranno più saranno quelli che rischieranno di annegare. Almeno fateli arrivare in aereo con un visto regolare come sono venuto io!".

E non è solo una questione di viaggio. Pure all'arrivo dei migranti in Italia si presentano i problemi. Perché chi sopravvive a una traversata inumana, che non andrebbe incoraggiata ma impedita, viene ospitato in un Paese, l'Italia, capace di produrre solo un'orribile accoglienza. Un sistema fatto di strutture fatiscenti e soldi spesi male. "Avete forse già preparato case dignitose da affittargli? - fa notare lo scrittore - Domicili più umani che non siano i soliti campi di accoglienza, Cas, Hub, Cara, Sprar, eccetera? Siete pronti ad affittargli la vostra casa con un contratto regolare? Poi dovrete anche farli lavorare a differenza dei vostri giovani che non trovando lavoro in Italia scelgono di emigrare. Ancora vi chiedo, che tipo di lavoro volete fargli fare? Un lavoro onesto e in regola, roba diversa dalla solita schiavitù nei campi agricoli del meridione?".

Per Korbaria, l'immigrazione è diventata la "vera droga" dei buonisti. Non possono farne a meno. Come se, accusando la destra e la Lega di far politica sulla pelle degli immigrati, in realtà fossero loro a trarne giovamento. Sfruttando l'immigrazione come unico valore "di sinistra" in un'area politica ormai svuotata di contenuti. "D’accordo - è il ragionamento dello scrittore - mettiamo il caso che il vostro buonismo trionfi e che si aprano i porti (e non gli aeroporti), allora vi chiedo: quanti africani volete far arrivare nella vostra 'accogliente' Europa? Avrete anche voi un limite numerico a questo esodo, o no? Quanti arrivi di immigrati il vostro buon cuore può accogliere? E a quale cifra vi fermerete? Ad 1 milione? 10 milioni o 100 milioni di immigrati? Oppure volete qui oltre un miliardo di popolazione africana? Io sono strasicuro che anche voi avete una soglia di sopportazione, sono sicuro che ad un certo punto anche voi direte: basta!".

L'accusa è chiara: sappiate che "non esistono 'rifugiati africani' che scappano dai loro paesi ma solo persone in fuga dall’operato dell’Occidente e dal suo neocolonialismo. Voi stessi li state costringendo a scappare e aprire i porti non sarà certo la loro salvezza". Dovrebbero saperlo, dice Korbaria, quelli che augurano "addirittura la morte di un bambino per poter fare un regime change al neo 'governo del cambiamento' italiano per sostituirlo con uno immigrazionista". E dovrebbe tenerlo a mente pure "chi ha perso la lucidità mentale e dall’attico di un grattacielo d’oltreoceano parla come se avesse il potere straordinario di conoscere tutto quel che accade nel Mediterraneo". Perché aprire i porti non è la soluzione.

"Non sarà certo la loro salvezza".

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