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Io assolto perché l'islamofobia non esiste

Se non sono islamofobo io, appena prosciolto dal Consiglio di disciplina dall'accusa rivoltami dall'avvocato degli integralisti islamici in Italia, vuol dire che nessun altro è islamofobo

Io assolto perché l'islamofobia non esiste

L'islamofobia in Italia non esiste più. Parola dell'Ordine nazionale dei giornalisti. Perché se non sono islamofobo io, appena prosciolto dal Consiglio di disciplina dall'accusa rivoltami dall'avvocato degli integralisti islamici in Italia, vuol dire che nessun altro è islamofobo.

Nella motivazione del proscioglimento, comunicata al mio avvocato Gabriele Gatti, si ricusano tutte le accuse che sostanziano il ricorso, così come si ribaltano le stesse motivazioni che avevano indotto lo scorso primo agosto il Consiglio di disciplina ad avviare nei miei confronti un procedimento disciplinare per «aver pubblicato sul Giornale articoli caratterizzati da islamofobia», perché «non compaiono valutazioni critiche per fatti di cronaca circostanziati ma affermazioni di carattere generale sulla religione islamica e coloro che la osservano, con una generalizzazione che colpisce anche quanti, moderati, tra i circa 2 milioni presenti in Italia, rispettano le leggi del Paese che li ospita».

Ebbene dopo poco più di quattro mesi, il Consiglio ritiene che negli stessi articoli contestati «si esprime una critica alla religione islamica severa, piccata ma comunque circoscritta nei limiti della continenza espressiva, che in quanto giudizio ossia manifestazione del pensiero deve ritenersi legittima e insindacabile». E ancora: «Sono in gran parte condivisibili le argomentazioni della difesa quando osserva che nel nostro ordinamento la manifestazione del pensiero è massimamente tutelata dalla Costituzione e che l'offesa a un credo religioso diventa rilevante solo quando si trasforma in vilipendio verso chi la professa». La conclusione è che «le critiche di Allam all'islam per certi obblighi e per alcuni principi che professa sono da considerare, pertanto, legittime».

Anche in riferimento alle mie critiche ai militanti islamici, il Consiglio mi assolve sostenendo innanzitutto che «si tratta di un'opinione proveniente da un professionista molto qualificato per il quale le maglie della continenza espressiva si allargano notevolmente in considerazione dell'autorevolezza dell'autore e della specificità dell'argomento». In secondo luogo si afferma che «Allam non dà un giudizio negativo generale su tutti gli islamici. Egli fa salvi infatti i cosiddetti musulmani perbene e la sua critica veemente - che si muove sempre a commento di un fatto di cronaca - si indirizza verso gli estremisti islamici e non verso tutti i musulmani. Pertanto Allam fa dei distinguo e non generalizza». Decadono anche gli altri capi di imputazione che avevano determinato l'avvio del procedimento.

C'è una profonda discrepanza tra i contenuti del provvedimento dell'avvio del procedimento disciplinare e della motivazione del proscioglimento. È come se fossero stati concepiti da due realtà diametralmente opposte. Diciamo che c'è stato un radicale ripensamento, di ciò mi compiaccio e fa comunque onore ai membri del Consiglio di disciplina. Hanno probabilmente compreso che la mia eventuale condanna avrebbe messo l'Ordine dei giornalisti contro tutti gli italiani, dal momento che la posta in gioco è la salvaguardia della libertà d'espressione.

Ci auguriamo che questa vittoria del Giornale e di tutti gli italiani che amano la libertà, costituisca un precedente che ponga fine al «Jihad tramite i tribunali», la costante denuncia penale e civile di tutte le voci che criticano l'islam, lo strumento principale attraverso cui i taglialingue nostrani vogliono tapparci la bocca e tarparci le ali.

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