Cronache

"Io stuprato due volte". Così il trans sbugiarda la versione di Butungu

I racconti delle vittime inchiodano il congolese Convalidati i fermi dei complici minorenni

"Io stuprato due volte". Così il trans sbugiarda la versione di Butungu

Rimini - Versioni e contraddizioni. Gli avvocati che cominciano a fare il loro lavoro e introducono la parola «pentimento», come nel caso del nigeriano. I giudici che convalidano i fermi: i quattro restano in carcere. Un fatto è certo: la banda degli stupratori di Rimini non c'è più: ci sono solo quattro ragazzi che, in un formicaio impazzito, si accusano a vicenda e cercano di limitare i danni. Ma soprattutto dagli atti giudiziari emergono dettagli raccapriccianti, fin qui inediti: la trans non solo venne violentata a turno da tutti e quattro gli aggressori, ma due di loro, non contenti, la stuprarono una seconda volta. Un fatto è certo: le vittime, tutte, descrivono violenze efferate e senza fine.

I quattro, invece, non hanno alcuna intenzione di scendere dalla giostra e mettono a verbale frasi strampalate, spesso inverosimili. Il più sorprendente resta lui, Guerlain Butungu, il presunto capobranco, l'unico maggiorenne del gruppo. In un primo momento, aveva dato una versione sconcertante: «Dopo aver bevuto, mi ero addormentato. Io non ho partecipato alle violenze». Ora si cambia e arriva una nuova ricostruzione: «Io tenevo fermo il polacco, gli altri violentavano la ragazza». Un racconto che il sedicenne nigeriano capovolge: «Butungu cercava di violentare la ragazza, ma da solo non ci riusciva». Forse perché lei si difendeva disperatamente. Cosi, i due fratelli marocchini avrebbero dato una mano al congolese nel compiere il suo scempio.

Anche lo stupro della transessuale peruviana viene riletto e riproposto in un'altra chiave, subdola rispetto al personaggio: «Abbiamo avuto un rapporto e abbiamo contrattato, avrei voluto darle dei soldi. Non era una violenza sessuale». Poi, non si capisce bene, la storia avrebbe preso un'altra piega, forse per l'intervento dei minorenni. Naturalmente nelle carte, che il Giornale, ha consultato, c'è tutta un'altra storia. Drammatica. La peruviana, si legge nella richiesta di convalida del fermo di Butungu, «ha riferito che dopo essere stata minacciata con un coccio di bottiglia alla gola, ha detto al suo aggressore, poi riconosciuto come l'uomo con la canottiera bianca e ora identificato per Guerlain Butungu, che non si sarebbe più opposta all'atto sessuale, purché mettesse via la bottiglia». Dunque, la peruviana inchioda Butungu alle sue responsabilità. Ma questo è ancora niente rispetto a quello che segue. In due righe, sconvolgenti, viene detto l'indicibile: la trans «riferisce che dopo che i quattro a turno avevano abusato di lei, i primi due (Butungu e il marocchino più grande) hanno commesso un nuovo stupro». Agghiacciante.

Ma ora sulla scena giocano la loro parte anche gli avvocati e i penalisti cercano di ridisegnare le personalità dei quattro ragazzi. Così è per il 16enne nigeriano: «Il giovane - spiega l'avvocato Giovanna Santoro - ha compreso la gravità di quello che ha compiuto ed è pentito». Per ora però gli stupratori di Rimini restano in carcere: i giudici hanno convalidato, com'era prevedibile, i fermi disposti dalla procura. E presto nuovi episodi criminali potrebbero essere contestati alla banda guidata dal congolese. In particolare alcune rapine e un tentato stupro avvenuto la sera del 12 agosto.

In quell'occasione, per fortuna, la ragazza, che risiede in un Comune della Lombardia, riuscì a divincolarsi e a scappare.

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