Politica estera

Irlanda, vincono i "no". Così la Costituzione rimane "sessista"

Bocciata la riforma della Carta: convivere non è "famiglia", alla donna i "doveri domestici". L'imbarazzo del governo

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Gli Irlandesi dicono no nel doppio referendum per modificare la parte ritenuta «sessista» della Costituzione. Dopo aver accettato l'aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso, ci si aspettava che la moderna società irlandese, sebbene da sempre fondamentalmente cattolica, fosse preparata ad estendere il significato di matrimonio anche alle unioni di fatto e a riconoscere a tutti i membri della famiglia, anziché alle sole donne, il dovere dell'assistenza. Invece, proprio nel giorno della Festa delle Donne, i cittadini dell'isola verde hanno deciso che gli articoli di quella Costituzione, datata 1937, potevano andare ancora bene così.

Rimane quindi invariato la parte del documento che fa riferimento al matrimonio come «base su cui si fonda la famiglia» e anche quello che riconosce il beneficio nazionale fornito dalle donne sposate nell'ambito della vita domestica e che sostiene che le donne possono non andare a lavorare se questo «va contro i loro doveri domestici» . Un linguaggio ritenuto «sessista» e «obsoleto» dallo stesso governo di Dublino che per primo aveva dato il proprio sostegno ai due quesiti referendari. «Troppo a lungo le donne e le ragazze hanno sopportato una quota sproporzionata di responsabilità assistenziali - aveva dichiarato il Taoiseach Leo Varadkar - subendo discriminazioni in casa e fuori, costrette a vivere nel timore della violenza domestica o di genere». Già nel pomeriggio di ieri però, lo stesso Varadkar, aveva dovuto ammettere che la sconfitta era chiara. Numerose le dichiarazioni dei politici di fronte all'inatteso risultato. «La prima cosa da dire è che questo risultato va rispettato - ha detto ieri il leader dei Verdi Eamon Ryan -, si tratta della voce della gente e nella nostra Costituzione il popolo è sovrano, sta a lui decidere che cosa va o non va nella nostra Costituzione».

Mary Lou McDonald, leader del Sinn Féin, al suo arrivo al castello di Dublino, è stata accolta da un piccola folla di contestatori che l'hanno chiamata «traditrice del popolo irlandese». Il Sinn Fein si era sempre pronunciato a favore di entrambe le modifiche, ma ha accusato il governo di essere stato poco chiaro nella compilazione dei due quesiti e di aver contribuito a confondere i votanti. «Hanno trascurato le assemblee cittadine e non si sono consultati con le opposizioni - ha affermato McDonald - non hanno collaborato con nessuno e questa è la risposta». Va detto che anche l'affluenza alle urne è stata molto ridotta. Pur avendo raggiunto in alcuni seggi del Paese il 50%, la media non ha superato il 30%. «Sembra che il governo abbia frainteso l'aria che tira nell'elettorato- ha detto ieri l'ex vice Primo Ministro Michael McDowell, contrario ai cambiamenti - mettendo i cittadini di fronte a modifiche che non aveva spiegato e a proposte che avrebbero potuto portare a gravi conseguenze».

«Questo referendum costituisce uno spartiacque per i cittadini disabili - ha sostenuto il senatore Tom Clonan che ha un figlio disabile di 22 anni -, il governo irlandese si è comportato in modo abietto nei confronti di questi cittadini, adesso abbiamo l'opportunità di discutere come allinearci con il resto d'Europa in questo settore».

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