Elezioni Politiche 2018

Irregolarità e schede aperte: tante ombre sul voto all'estero

Testimoni parlano di plichi rubati e preferenze comprate Intanto nel maxi-magazzino del ministero è il caos

Irregolarità e schede aperte: tante ombre sul voto all'estero

Nuova tornata elettorale, nuovo allarme brogli nel mare magnum del voto estero. Schede vendute, indicazioni di voto, ritardi, caos e zero controlli: fioccano a decine le denunce e le segnalazioni di gravi irregolarità nelle votazioni oltreconfine, sia nei Paesi esteri che nel deposito di Castelnuovo di Porto, seguendo un tunnel oscuro dove i controlli paiono assenti.

Già dalla mattinata di ieri il piccolo comune laziale era finito nel caos con ritardi nella consegna dei pacchi provenienti da tutto il mondo, ma a testimoniare la grave falla nel sistema sono stati gli stessi rappresentanti di lista presenti nel maxi-magazzino a nord di Roma. È lì che è stato scoperto che molti seggi non riportavano il tagliando assegnato a ciascun elettore con l'iscrizione nel registro, mentre centinaia di schede sono state trovate aperte già nel tardo pomeriggio, quando l'operazione è autorizzata soltanto dalle 23. Una scoperta gravissima, anche perché prima di quell'ora molti rappresentanti di lista non erano ancora arrivati. Che qualcosa non quadrasse lo si intuiva già chiamando gli uffici del Ministero dell'Interno, che nelle ultime 72 ore non era stato in grado di fornire i dati dell'affluenza, sebbene le operazioni di voto fossero state chiuse il 1 marzo scorso. Ma è dall'estero che arrivano le notizie più inquietanti; come a esempio dal Belgio, dove arriva un'allarmante segnalazione. A parlare a il Giornale è Mauro, 33enne di Messina residente a Bruxelles da 4 anni. «Qui a Bruxelles c'è una comunità italiana molto vasta e sono tantissimi gli italiani che non votano. Nelle scorse settimane gli italiani sono stati avvicinati o raggiunti in case e negozi da alcune persone che hanno letteralmente ritirato i plichi vuoti, senza le x sulle preferenze». «Ritirato». Utilizza proprio questo termine, come se ad agire fosse una diligenza malavitosa incaricata. «Credo siano alcune migliaia le buste vuote ritirate aggiunge -, so che il fenomeno è molto diffuso, ma non so chi faccia queste cose». E il voto degli emigranti italiani sembra avere così poco appeal che viene «venduto» anche per pochi euro. Come ci rivela un altro giovane connazionale a Londra, la circoscrizione estera con più elettori: «Conosco persone che hanno ceduto il plico vuoto per qualche pacchetto di sigarette. Non c'è alcun controllo». Un'altra ombra nel sistema è stata denunciata alcune ore fa dal candidato di Potere al Popolo Maurizio Acerbo, che ha riferito di essere entrato in possesso di un file audio con testimonianze choc. Secondo Acerbo il personale del patronato Uil di Liegi, in Belgio, avrebbe dato precise indicazioni di voto per una candidata del Pd, oltre ad acconsentire a farsi consegnare schede in bianco da «riempire» secondo le indicazioni date dallo stesso patronato. In un servizio andato in onda ieri sera, anche Le Iene si sono occupate dei brogli all'estero, scovando una tipografia di Colonia dove una persona proveniente dalla Svizzera acquista tremila schede elettorali per conto di uno dei politici candidati nelle liste degli italiani all'estero. Tutte quelle schede, inquinate, sono finite nelle 300 «bolgette» diplomatiche partite lo scorso 2 marzo da 200 ambasciate e consolati di 177 Paesi.

Numeri importanti che però stridono con l'affannata struttura che dovrebbe controllare.

A complicare la già fragile e confusa macchina organizzativa del voto estero, poi, sono le nuove norme introdotte dal Rosatellum, tra le quali spicca l'estensione del voto anche agli italiani temporaneamente oltreconfine per almeno tre mesi per studio o lavoro.

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