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Italiani ed ex benestanti in fila all'emporio solidale

Al market della Caritas spesa gratis

Italiani ed ex benestanti in fila all'emporio solidale

dal nostro inviato a Cesano Boscone (Mi)

Trentacinque punti vanno via in fretta. L'olio, extravergine, la pasta, di qualità, i sughi, gli stessi della grande distribuzione: il carrello è tutto quel che resta del benessere di un tempo. Franco Moreschi ha 53 anni e all'Emporio della Solidarietà si presenta una volta al mese. Un tour veloce fra gli scaffali, più che decorosi, e l'angoscia di non poter superare quel numero. Moreschi è un ingegnere elettronico, i suoi conti li sa fare benissimo e se si dovesse pescare una faccia come icona della grande crisi, la sua, intagliata nel dolore come una statua di montagna, sarebbe perfetta. «Ero un manager da 180mila euro l'anno, lavoravo per una grande multinazionale dell'elettronica, vivevo benissimo, con mia moglie e i due figli». Nel 2007 inizia la discesa che ben presto diventa un precipizio: «Mi hanno offerto una buonuscita di 35mila euro, ho investito parte dei miei risparmi in una pelletteria che però è naufragata. Mi sono separato, tutto è andato storto, nel giro di qualche anno ho perso quel che avevo».

Oggi l'ingegnere che parla l'inglese come l'italiano, mette insieme con enorme fatica non più di 400 euro. E si descrive a flash con immagini durissime: «Lavo i morti, 25 euro a cadavere, con una mano impugno la spugna, con l'altra tengo il sacchetto per vomitare. Ma penso a mia figlia e stringo i denti». Si fatica a credere a una storia cosi cupa: una caduta verticale, uno schianto negli abissi della povertà, nuova ma crudele. La conclusione non è a lieto fine: «Il 31 dicembre perdo anche la casa e vado ad abitare in macchina, nella piazza di Cusago». A pochi chilometri da qui, in un lembo dell'hinterland milanese.

«L'ingegner Moreschi - spiega Enzo Del Fraro, responsabile dell'Emporio - è uno dei nostri 2mila clienti». Non pochi in un bacino di 50mila abitanti che va da Cesano Boscone a Trezzano sul Naviglio. Il punto è che quasi 400 famiglie sulle 800 che qui hanno trovato un'ancora in mezzo alle tempeste sono italiane. «Persone - prosegue Del Fraro - fra i 45 e i 54 anni che hanno perso il lavoro, madri sole con i figli e poi anziani single. Sono poveri che ogni giorno diventano sempre più poveri, sprofondano nell'indigenza senza immaginare un domani migliore. Un disastro sociale che si allarga sempre di più».

La Caritas ambrosiana, senza perdersi in analisi astratte e convegni fra professoroni, è corsa ai ripari e l'anno scorso ha creato questo supermercato che vale più di tanti ammortizzatori sociali sbandierati dal governo. O meglio, la diocesi ha ascoltato la voce di don Massimo Mapelli, senza retorica prete di strada, vicino agli ultimi che solo ieri non erano in fondo alla scala, ma stavano più in alto, nella comoda imbottitura del ceto medio. Quello che faceva i sacrifici, ma aveva la casa di proprietà e magari pure un appoggio al mare, santificava le vacanze, andava a mangiare la pizza. «Io non ci penso proprio - racconta Luciana, una bella ragazza di 33 anni- a sedermi al ristorante. Due anni fa era normale, ma poi sono rimasta incinta e il mio compagno, informatico, ha perso il posto. Devo campare con due bambini e le mie sole forze: sono impiegata e prendo 1.200 euro al mese, ma ne pago 700 solo di affitto». L'Emporio, gestito dalla cooperativa Ies, è una benedizione: «Ho 65 punti al mese che mi garantiscono un potere di acquisto di 120 euro. Dal caffè ai pannolini. La salvezza per la mia bambina».

E per la dignità di una donna che resta attaccata a quel briciolo di normalità.

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