Economia

Gli italiani hanno già scelto: "Alitalia? Passi lo straniero"

Sondaggio Swg: la maggioranza vuole una compagnia liberata dalla politica e senza costi per i contribuenti

Gli italiani hanno già scelto: "Alitalia? Passi lo straniero"

Sorpresa: altro che a Lotito, alle Fs o alle Autostrade dei Benetton, per gli italiani Alitalia deve essere venduta allo straniero. Ovvero a una grande impresa estera del settore che riesca finalmente a farla decollare e volare tranquilla senza le turbolenze della politica, né costi per i contribuenti.

Mentre è scattata l'ennesima proroga (al 15 luglio) per presentare le offerte vincolanti, secondo un sondaggio di Swg c'è «un diffuso sentimento di sfiducia verso la possibilità di un rilancio Made in Italy della società». Dopo i vari tentativi di salvataggio dell'ex compagnia di bandiera, il 51% degli intervistati ritiene che sarebbe meglio procedere con la vendita a una grande compagnia straniera. Solo il 29%, invece, chiede al governo di continuare a cercare una soluzione mista tra privati, compagnie aree e Trenitalia, così come si sta facendo ora. C'è infine un 20% che vorrebbe una totale nazionalizzazione della compagnia con costi a carico dello Stato.

Lo stesso Stato che, scrive in un tweet il professore di Economia dei Trasporti dell'Università Bicocca, Andrea Giuricin, nel frattempo, spreca per Alitalia 1,4 milioni di euro al giorno cui vanno ad aggiungersi altri 2,1 milioni per la romana Atac. Il nodo è soprattutto politico tra le due anime del governo gialloverde: per Matteo Salvini Atlantia è «un partner naturale» mentre è nota l'ostilità dei grillini nei confronti della società dei Benetton. All'appello manca sempre il 40%, dopo aver sommato il 30% delle Fs guidate da Gianfranco Battisti, il 15% del Mef e il 15% di Delta. L'investimento complessivo si aggirerebbe intorno ai 900 milioni. La compagnia ha in cassa 467 milioni (a fine maggio) per andare avanti, secondo i commissari, ancora un anno. Ma resta alta la preoccupazione dei sindacati, che dopo mesi di richieste e uno sciopero di tutto il settore, hanno ottenuto dal Mise una convocazione per il 3 luglio.

Sulla scrivania del ministro dello sviluppo, Luigi Di Maio, si sono però accumulati anche altri dossier. Sarà infatti una settimana calda sul fronte delle crisi aziendali: al ministero sono in calendario ben sette tavoli che coinvolgono settori tra i più differenti, dalla grande distribuzione alla consulenza informatica, dagli elettrodomestici al materiale plastico. Ad aprire la settimana, lunedì, la seduta pubblica per la procedura di estrazione a sorte dei commissari straordinari del Gruppo Mercatone Uno, dopo le dimissioni dei precedenti commissari annunciata l'11 giugno scorso. I tavoli di crisi veri e propri iniziano domani con Csp e Treofan, seguono il 20 Semitec, Auchan-Sma e Piaggio Aero, Whirlpool e Blutec (il 21 giugno), Syder Alloys (26 giugno), Abb (3 luglio).

L'agenda va continuamente aggiornata perchè alle chiusure e alle delocalizzazioni, si sommano anche le cessioni o i commissariamenti che possono comportare drastiche riduzioni di personale. È il caso di Mercatone Uno, per cui scadevano il 14 giugno i termini per la presentazione delle candidature a commissario straordinario, e di Sma Auchan, in trattativa con Conad per la vendita delle rete dei supermercati italiani. Senza contare altre situazioni critiche come Stefanel, che ha chiesto l'amministrazione straordinaria.

Secondo i sindacati, i tavoli di crisi aperti ammontano a 158, con 300.000 lavoratori coinvolti. A questi dati vanno aggiunte le 18 aree di crisi industriale complessa riconosciute, e poi tutti i casi in cui sono scattati gli ammortizzatori sociali: dall'ex Ilva ora Arcelor Mittal, che ha chiesto la cassa integrazione per 1.400 lavoratori, alla Pernigotti, dove sono in Cassa circa 100 dipendenti. Vanno poi considerate le aziende dalle prospettive ancora incerte: è il caso di Natuzzi, di Bekaert, di Firema, di Bombardier.

E, naturalmente, di Alitalia.

Commenti