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Italicum, quei 40 "sì" in bilico

Tra fiducia e voto segreto, tutti gli scenari che Renzi potrebbe trovarsi davanti alla Camera

Italicum, quei 40 "sì" in bilico

Ora che il Parlamento dovrà confrontarsi con l'Italicum, sono diversi gli scenari che si presentano di fronte al governo. C'è in ballo la questione della fiducia, ma anche un voto segreto che - il ministro Boschi lo ha ribadito ieri - l'esecutivo non vorrebbe, a differenza di opposizioni e dissidenti.

Il governo potrebbe scegliere - lo ipotizza il Corriere della Sera - di non mettere la fiducia da subito. Un'ipotesi che porterebbe però a 80 potenziali scrutini e che dunque sembra impraticabile. Potrebbe allora farlo dopo la discussione generale, con il risultato di arrivare a tre voti di fiducia. In questo caso il voto finale potrebbe essere segreto: dovrebbero chiederlo trenta deputato o un capogruppo.

Lo scenario di mezzo previsto dal quotidiano di via Solferino è quello di un avvio senza la fiducia preventiva, ma con un accordo con i capigruppi dell'opposizione perché non si arrivi a un voto segreto. Se il patto fosse rotto da un numero sufficiente di deputati "solitari", il governo potrebbe comunque avere il tempo per chiedere la fiducia sull'intero articolo, stando a Ettore Rosato, vice capogruppo del Partito Democratico.

Se Renzi non volesse affidarsi a un accordo, allora potrebbe appunto chiedere la fiducia prima della discussione degli emendamenti, lasciando scorrere la discussione generale. A votarla dovrebbe essere anche una parte dei dissidenti interni al Partito Democratico. Forse non Civati, che sull'argomento ha una posizione molto netta, di certo i bersaniani.

Il governo deve comunque fare i conti con un disseso palese che si può stimare tra i venti e i quaranta voti, mentre quello occulto è di circa settanta voti (all'interno del Partito Democratico).

Ci sono poi i voti del "soccorso azzurro", che potrebbero partire da diciassette.

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