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Kamikaze nella moschea «negazionista» Strage durante l'ora della preghiera

L'esplosione durante il salmo mattutino del muezzin. E così decine di fedeli sono passati direttamente dalla preghiera alla morte. Il kamikaze è entrato ieri nella moschea sciita Al-Imam al-Sadeq di Kuwait City senza che nessuno lo notasse. Sembrava vestito come tutti. Invece sotto la veste era imbottito di esplosivo. La defragrazione lo ha dilaniato, lasciando tra sul pavimento mosaicato 25 morti e 200 feriti. Come in Arabia un mese fa, anche in Kuwait l'Isis ha rivendicato l'attentato suicida. Un uomo è entrato nella moschea al grido di «Allah è grande», lo ha ripetuto tre volte. Un attimo dopo, l'eco di un boato. Le pareti e il soffitto che crollano. Il fumo. La polvere mista a sangue. In un comunicato diffuso dal gruppo Provincia di Najd - recentemente proclamatosi «branca saudita dell'Isis» - i jiahdisti hanno identificato l'attentatore suicida come Abu Suleiman al-Muwahhid. La moschea, definita come il «tempio dei negazionisti», sarebbe stata scelta come obbiettivo perché «diffondeva gli insegnamenti sciiti tra la popolazione sunnita»; la «Provincia di Najd» aveva già rivendicato nel maggio scorso altri due attacchi contro la comunità sciita. Come già accennato, l'Is ha già preso di mira moschee sciite nella regione del Golfo. È però la prima volta che un attentato del genere colpisce gli sciiti del Kuwait, circa un terzo della popolazione del Paese.

Ma non è finita. Dal Kuwait alla Somalia ancora sangue. È di oltre cinquanta morti il bilancio di un attentato condotto da un kamikaze a bordo di un'autobomba contro una base militare dell'Unione Africana sulla strada che collega Mgadiscio a Baidoa. I miliziani somali di al-Shabab hanno rivendicato l'attacco e il controllo della base di Leego. La base è guidata dai soldati del Burundi che fanno parte dell'Amisom, la missione dell'Unione Africana in Somalia, che conta oltre ventimila militari nel Paese. I miliziani somali di al-Shabab avevano annunciato l'intenzione di intensificare gli attacchi contro i militari e il governo di Mogadiscio durante il mese sacro di Ramadan.

Mercoledì l'ambasciatore degli Emirati Arabi a Mogadiscio è scampato a un tentativo di omicidio.

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