Cronache

L'abito non fa il monaco (ma il suo colore invece sì...)

L'abito non fa il monaco (ma il suo colore invece sì...)

C i sono uomini e donne che amano vestirsi solo con colori scuri. Alcuni sono personaggi famosi, come il celebre critico o l'archistar, che dell'abito nero hanno fatto quasi una divisa, e altre che, invece, sono persone comuni: ma tutti amano il nero, il blu scuro, i colori cupi. Ci sono altre persone, invece, che amano vestirsi solo di chiaro. C'è la signora che ha addosso tanti colori da sembrare un pappagallo, l'uomo che ama mettersi calzoni rossi o camicie gialle per dare verve alla propria giornata, quello che indossa solo giacche sgargianti. Anche qui, ci sono famosi artisti (come il pittore americano David Hokney, noto per i suoi abiti ipercolorati), o persone comuni, che fanno magari lavori anonimi, ma che dell'abito a tinte forti hanno fatto una bandiera.

Qual è la differenza tra i primi, quelli che amano il nero e gli amanti invece dei colori? Se all'apparenza gli uni sono l'esatto opposto degli altri, nella sostanza tutti costoro in qualche modo si somigliano: entrambe le categorie hanno, infatti, attribuito ai propri abiti un senso metaforico, ed è questa, comunque la si voglia vedere, la loro forza. Poi, certamente, ogni scelta implica significati diversi, e, anche in questo caso, i diversi tipi di colori indossati non possono che indicare diverse inclinazioni d'animo, diversi approcci nel rapporto con il mondo esterno.

Chi ama il nero non è necessariamente una persona cupa, ma certamente ha un'idea di sé particolarmente seria, decisa: il nero, lo scuro invitano infatti a un certo rispetto, a una distanza, ma anche al riconoscimento di una profondità del pensiero e di un desiderio di isolamento dal mondo. L'abito nero è una sorta di divisa, quasi che, indossandolo, ci si potesse sentire più forti, più protetti, meno esposti e meno vulnerabili agli sguardi altrui. Indossare un vestito nero è un po' come dare al mondo l'idea di una missione da compiere, di un compito che solo noi, nel nostro profondo, conosciamo e sappiamo svolgere. Al contrario, l'abito ipercolorato è un invito al dialogo, al sorriso, al gioco e all'ironia. Chi indossa abiti colorati sembra voler dire al mondo: sono una persona ottimista, senza pregiudizi, senza schemi, aperta al dialogo con tutti: in me c'è una parte adulta e una parte una bambina, ed entrambe queste parti sono in armonia tra di loro. L'abito colorato è un invito a desacralizzare, a prendere confidenza, a giocare con gli altri senza timidezze né timori reverenziali.

Entrambi gli atteggiamenti contengono in sé un messaggio: che ognuno di noi dovrebbe avere la consapevolezza che nessuna nostra azione è neutra. Ogni gesto che facciamo, ogni scelta (anche estetica), ogni comportamento ha un significato, e si riverbera sugli altri, su coloro che ci stanno vicino, su coloro che incontriamo per strada. Così, anche il nostro modo di vestire comunica qualcosa. Sta a noi sapere cosa vogliamo comunicare. Oggi vi ho parlato di due categorie molto forti, estreme: mentre la maggior parte di noi in realtà si veste mescolando maggiormente gli stili, le tinte, i riferimenti: a volte vestendosi di scuro, altre di colorato, a seconda dei giorni o delle occasioni. Eppure, anche tutti noi, col nostro vestire di ogni giorno, comunichiamo qualcosa al mondo.

Non ha davvero importanza cosa vogliamo comunicare: l'importante è sapere di farlo, è esserne sempre consapevoli.

Pensateci, quando aprite il vostro armadio: non state scegliendo «solo» un abito, ma anche un messaggio sotterraneo che, attraverso l'abito che indosserete, comunicherete al mondo esterno.

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