Politica

L'affitto a sette euro al mese: l'ultimo scroccone a 5 stelle

Bufera sulla casa di Dessì. Di Maio: "Se è vero non può restare". Da Casalino a Borrelli, quanti privilegiati...

L'affitto a sette euro al mese: l'ultimo scroccone a 5 stelle

Dalle Alpi alla Sicilia, e più su fino a Bruxelles, passando per Roma, l'antico vizio di usare la politica per sistemare sé e i propri fedelissimi ha irrimediabilmente contagiato gli ultimi arrivati nell'agorà. Fa quindi sorridere lo stupore esibito da Luigi di Maio alla notizia che l'ex boxeur Emanuele Dessì, candidato dal Movimento al Senato, alloggi in una casa dell'Ater alla modica cifra di 7,75 euro al mese. Già finito nelle cronache di questi giorni per la vecchia amicizia con un esponente del clan Spada e per quella sua attitudine, per altro rivendicata, a buttarla in rissa, Dessì ora imbarazza i grillini per quella casa popolare assegnata alla sua famiglia da decenni dal comune di Frascati, dove per due anni ha fatto il consigliere, continuando a dichiarare al fisco d'esser senza reddito, nonostante, secondo la ricostruzione della trasmissione Piazza pulita, abbia due società.

Torna alla mente quando qualche anno fa Rocco Casalino, capo supremo della comunicazione parlamentare grillina, venne sorpreso a pagare la casa a due passi da Montecitorio con i soldi del Senato. Il che sarebbe anche lecito, benché disdicevole per i campioni della moralità a 5 Stelle, se l'ex Gf fosse assunto da un parlamentare e non il dipendente di un'azienda privata, la Casaleggio di Milano. Le due vicende raccontano bene la storia di un movimento in cui la carica rivoluzionaria dell'onestà, ha lasciato il posto a legami d'amore, di sangue e fedeltà.

È accaduto a Roma, dove dopo la vittoria della Raggi nel 2016, la cooptazione è divenuta prassi, con alcuni casi emblematici, come quello di Giovanna Teodonio, moglie del presidente del consiglio capitolino Marcello de Vito, reclutata come assessore nel Municipio III, o l'architetto Giacomo Giujusa - consulente dell'onorevole Vignaroli e soprattutto compagno della senatrice Paola Taverna nominato assessore nel Municipio XI. E a Strasburgo, dove ha trovato lavoro Maria Angela Riva, candidata senza successo alle comunali di Treviso, ma soprattutto fidanzata dell'europarlamentare David Borrelli, quindi assunta come collaboratrice di Isabella Adinolfi, altra eletta M5s a Bruxelles. Al Parlamento europeo è vietato assegnare incarichi a «parenti stretti», ma la Riva non rientrava nella fattispecie, spiegò Borrelli, perché appunto «solo» sua convivente. Quindi tutto regolare, tutto perdonato. E come dimenticare il reticolo quasi inestricabile di amicizie e parentele fra i candidati pentastellati siciliani, coagulatosi intorno all'aspirante governatore Giancarlo Cancelleri, la cui sorella Azzurra nel frattempo siede alla Camera? Erano così tanti che per raggiungere l'isola, Grillo, invece di farsela a nuoto, avrebbe potuto camminarci sopra. I casi sono decine, testimonianza di un fenomeno assai diffuso, i cui effetti sulla qualità delle amministrazioni a guida grillina sono per altro sotto gli occhi di tutti. Oggi Dessì si difende («ho chiesto di alzarmi l'affitto ma non è possibile») e rimette le sue sorti all'M5s, mentre Di Maio minaccia: «Se dovesse essere vero quello che sta emergendo, allora non avremo nessun problema sul fatto che queste persone non possono stare nel movimento». Una pantomima, perché ormai le liste sono chiuse e, come conferma il costituzionalista Stefano Ceccanti, comunque vada il candidato dal pugno facile «se lo tengono».

Bisognerà vedere se gli elettori 5 Stelle lo votano.

Commenti