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Con Lagarde alla Bce, la flat tax è utopia

Con Lagarde alla Bce, la flat tax è utopia

Flat tax addio. E spiego il perché. Nella nuova Commissione Europe l'asse franco-tedesco è finito. Berlino a Bruxelles comanda con la sua minoranza qualificata, con accordi collaterali con Spagna, Austria, e chi altro ci sta. Ma la Francia ha ottenuto un enorme premio di consolazione, con la presidenza della Banca Centrale Europea, per Christine Lagarde, sino ad ora capo del Fondo Monetario Internazionale. La cultura monetaria della Lagarde è quella del monetarismo puro, che regna nel Fmi e in certi ambienti della Bundesbank tedesca.

In cambio degli aiuti del Fondo Monetario alla Grecia, la Lagarde impose ad Atene una politica di austerità, che la ha ridotta alla miseria, perché la concezione fiscale monetarista è puramente aritmetica: bisogna fra quadrare i bilanci, non importa come.

La Lagarde, alla Bce, però non adotterà le politiche monetarie classiche a cui era abituata nel Fondo Monetario, ma politiche monetarie non convenzionali, messe in campo da Draghi, innovando nella impostazione della Bce ed imitando la Fed americana: col comprare titoli pubblici e di istituzioni finanziarie private, in cambio di moneta, per noi euro.

La Lagarde però segue Draghi sono sino a un certo punto: non è un economista monetario, della nuova scuola di Draghi e Ignazio Visco - che sono attenti ai modelli di crescita economica, che si realizzano con una composizione dei bilanci pubblici orientati allo sviluppo. Alla Lagarde non interessa curva di Laffer, che dice che riducendo le aliquote può aumentare il gettito, ma ciò richiede un lasso di tempo, in alcuni casi modesto, in altri ampio; tanto minore, quanto più è il mercato del lavoro è libero e il diritto certo e semplice.

Ciò non fa parte della cultura del Fmi in cui la Lagarde si affermata come grande esperta di finanza: ha lavorato in studi legali specializzati in finanza d'affari. La sua specializzazione giunge quanto mai opportuna, alle grandi banche francesi, ai suoi gruppi finanziari e a quelli di Belgio, Olanda, Lussemburgo, che hanno bisogno di moneta facile, per combattere il calo della domanda e fronteggiare gli istituti americani e cinesi. Anche alla Germania fa comodo la politica monetaria espansiva, data la crisi di Deutsche Bank che per le sue perdite in operazioni sbagliate, ha costituito una bad bank. Anche le banche regionali tedesche hanno bisogno di ossigeno monetario.

Ma la moneta facile stile Fondo Monetario comporta come contropartita, la politica fiscale severa, con ogni mezzo. In sostanza per dar spazio alla finanza privata, bisogna ridurre lo spazio al debito pubblico e come contropartita dell'acquisto di nostro debito da parte della Bce, la ricetta più semplice è tenere alte le tasse, per ridurre il rapporto fra debito pubblico e prodotto nazionale, anche se questo nel medio e lungo termine non cresce. Con un addio alla flat tax, sin che i pochi soldi disponibili vanno nell'assistenzialismo. Fino a che punto tirerà la corda la Bce, dipenderà dalla strategia dell'Italia con la Commissione Ue: con cui occorre dialogare, poiché una Italia che cresce, serve a tutta l'Europa e interessa anche ai fondi americani e in genere agli Usa, dato il ruolo dell'Italia nel mediterraneo. A noi serve la politica fiscale prudente, per metter al sicuro i risparmi.

Ma l'Italia che lavora e risparmia ha bisogno di meno tasse, meno demagogia, più concretezza come nelle famiglie serie.

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