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L'Agenzia delle entrate: "Pagare la tasse? Il miglior investimento. Ma serve semplificare"

Il direttore Ruffini come Padoa Schioppa. Poi ammette: "Il problema è saper spendere e occorrono norme meno complesse: così si rischia di aiutare i disonesti"

L'Agenzia delle entrate: "Pagare la tasse? Il miglior investimento. Ma serve semplificare"

Pagare le tasse «è un investimento personale, è il miglior investimento che si possa fare. Poi bisogna saperle spendere. Ma questo non riguarda l'Agenzia delle Entrate».

Il direttore dell'Agenzia, Ernesto Maria Ruffini, si ispira a Padoa Schioppa per cui pagare il fisco è «bellissimo» e spiega così agli studenti collegati alla radio web voicebookradio.com, il nesso, almeno quello sulla carta, tra tasse e garanzia di servizi pubblici, dalla sanità, alla famiglia, alla scuola. Nesso difficilmente misurabile, visto che la qualità dei servizi è ancora disomogenea nel Paese e spesso percepita inferiore alle tasse versate. E se i giovani non hanno contezza delle tasse, ironizza Ruffini, «neanche gli adulti spesso». Ma il direttore poi spiega: «Il fisco è quello a cui rinunciamo per vivere insieme, si finanzia tutto in questo Paese dalla scuola alla sanità. I cittadini vogliono sapere se è giusto e migliorabile. I miei datori di lavoro sono proprio i cittadini e non si capisce perché il sistema sia così complesso: esistono 8-900 norme vigenti tutte da conoscere e applicare, dovrebbero essere meno e pagare tutti».

C'è anche il «grande problema dell'evasione fiscale che però stiamo intaccando: prima erano 100 miliardi, ora sono 80. L'anno scorso sono stati incassati 20 miliardi da mettere a disposizione di tutti. Ma è una strada lunga», spiega il direttore. Non si può pensare però di ridurre l'evasione fiscale se non si mette in atto, dice, una vasta operazione di semplificazione: «La complessità delle norme permette al cittadino disonesto di nascondersi mentre il cittadino onesto può sbagliare. Il sistema tributario non lo capisce quasi nessuno, tanto che c'è un desiderio costante di modificarlo. Vedremo che succederà in questa legislatura». Quanto ai servizi pubblici che vengono finanziati con le tasse pagate dai cittadini, Ruffini ricorda che nel cassetto fiscale arrivano ogni anno i resoconti di quanto fatto: con una «lettera: caro i soldi che hai pagato l'anno scorso sono stati usati così. I soldi - vuole precisare il numero uno delle Entrate - non vanno in un calderone e poi non si sa. Servono per pagare i tuoi servizi».

Alle spalle c'è un periodo difficile per i conti pubblici come quello dell'emergenza Covid, tanto che «durante la pandemia ci siamo guadagnati l'appellativo di Agenzia delle Uscite perché erogavamo i contributi a cittadini e imprese per conto dello Stato. Ora siamo tornati Agenzia delle Entrate». I diversi tributi, imposte, contributi e tasse, sono «strumenti per mettere a disposizione risorse per la comunità, per avere un portafoglio comune per pagare i servizi».

Il tema della semplificazione però è urgente. «Sicuramente la complessità e la giungla delle norme consente al cittadino disonesto di nascondersi e al cittadino onesto di commettere errori, per questo è necessario fare norme più semplici», riconosce Ruffini. Concetti che aveva già ribadito poche settimane fa al Corriere. Sulla delega della riforma fiscale allo studio del governo, Ruffini aveva ricordato che «occorre disboscare la giungla del fisco, così da renderlo meno complicato e questo non dipende solo dalla buona volontà dell'Agenzia. La riforma fiscale potrà essere un'ottima occasione. L'obiettivo deve essere quello di semplificare la vita alle persone, perché più il fisco è semplice e maggiore è il livello di adesione spontanea al pagamento delle tasse. Da parte nostra, il fisco è un cantiere sempre aperto».

E il fatto che sia «la prima volta, dopo molto tempo, che una riforma fiscale arriva a inizio legislatura è un buon segno».

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