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L'ala sinistra del Pd ora teme l'uomo forte e spara su Minniti

Dietro il duello Orlando-Viminale l'accusa a Renzi di prendere una deriva di "destra"

L'ala sinistra del Pd ora teme l'uomo forte e spara su Minniti

È l'estate della caccia al nero. Occhio però, qui si intende un colore politico, un senso di appartenenza. E il concetto va ribadito, perché il vero problema non è l'arrivo dei migranti, ma il ritorno della camicie nere. È caccia grossa, l'ha rilanciata Andrea Orlando, ministro di Giustizia che guida la parte più sinistra del Pd. Si è accodata la sinistra-sinistra, insomma da Articolo 1 in avanti, quelli che dal partito di Renzi sono già usciti e quelli che non ci sono mai entrati. Il segretario Pd ed ex premier prova a tenere il punto. Al Tg1 Renzi dice: «Molti giudicano le dichiarazioni di Minniti, io preferisco giudicare i fatti: gli sbarchi stanno diminuendo. E se Angela Merkel conferma il suo stop all'accordo di Dublino è un fatto gigantesco». Così pure Orlando è servito: non giudichi le parole, guardi all'efficacia del provvedimento che pure lui ha firmato. La battaglia a sinistra è appena iniziata, ed è una campagna contro il pericolo di una deriva a destra della maggioranza renziana, simboleggiata dal solito vecchio spettro: l'autoritarismo. Il successo del governo, fermare l'emergenza migranti, diventa in questa narrazione il simbolo della deriva nera dei renziani. L'obiettivo è chiaro: mostrare agli elettori e alla base dove sta la vera sinistra. E nel mirino, ovvio, finisce Marco Minniti e la sua capacità di fronteggiare l'emergenza. Il titolare del Viminale ieri ha rilanciato: «Oggi l'Italia è meno debole». Concetti da uomo forte, ridacchiano quelli della fronda rossa. Mentre Alessandra Mussolini, la nipote del Duce, a domanda risponde: «Minniti? Non è mica male. Mi piace. Sta facendo cose che forse dovevamo fare noi e non abbiamo fatto».

È il mondo capovolto, la destra che applaude un ministro di centrosinistra. Mentre i suoi se ne infischiano di macchiare l'operato dell'esecutivo e tira fuori la storia dei soldi che il governo dà agli scafisti. Quindi, perché la campagna di legittimazione funzioni, serve creare il clima giusto. Con i quotidiani più a sinistra, Repubblica e Fatto Quotidiano, in prima linea per portare avanti la campagna contro il fascismo, affermandone sostanzialmente l'esistenza. Minniti ha parlato di un decreto per limitare gli sbarchi, indispensabile per garantire la tenuta democratica del Paese? Orlando gli risponde, tirando fuori i fascisti: «Non credo sia in questione la tenuta democratica del Paese. Vedo che sta tornando un fascismo non giustificato da nessun flusso migratorio». Voilà, cinquanta sfumature di nero, una per ogni necessità. Se le bordate partono dalla maggioranza, certo la sinistra d'opposizione non può tacere. Ci pensa Enrico Rossi, governatore della Toscana, ex democratico, emigrato con i compagni Articolo 1. Da qualche giorno anche loro hanno riaperto la caccia ai fascisti e alle parole nere. Lo fanno grazie a un metodo ingegnoso: l'agenzia giornalistica regionale Toscana Notizie dovrà passare al setaccio stampa, televisioni e siti web alla caccia di espressioni fasciste e razziste. Dopo aver scovato le parole dell'odio, i censori dovranno inviare il tutto all'avvocatura regionale, che presenterà denuncia alle procure competenti. Così la sinistra di lotta e quella di lotta che governa usano la narrazione del fascismo e dell'oppressione dei migranti fermati in Africa, per attaccare la maggioranza renzian-gentiloniana.

Tenendo a bada Minniti, che fa una paura maledetta a tutti: i compagni temono li faccia tutti neri e arrivi alla presidenza del Consiglio.

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