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L'algoritmo delle coccole Perché amiamo i cuccioli

Testa, viso, naso e corpo: sono questi i connotati che secondo la scienza ci inducono alla tenerezza

Oscar Grazioli

Difficilmente la persona più feroce del mondo potrebbe fare del male a un pulcino. Al contrario di una gallina adulta, il suo pulcino appare debole, indifeso, a tal punto da creare dei freni inibitori della violenza. Ma come mai gli animali neonati o cuccioli (bambini compresi) sono così teneri, così disarmanti, così dolci?

L'idea che gli esseri umani provino maggiore attrazione per i bambini o i cuccioli di altri animali è stata formalizzata, nel 1943, dal grande studioso del comportamento, Konrad Lorenz. Per spiegare le motivazioni di questa maggiore empatia, Lorenz ha descritto il «baby schema» che si basa su quattro punti: la testa, il viso, il naso e il corpo. La testa grande, gli occhi rotondi assieme a una fronte sporgente, caratteristiche esaltate nei piccoli di scimmia, indicano una dipendenza dai genitori a lungo termine che può essere utile per la sopravvivenza della prole. Per quanto riguarda il viso, dopo la pubblicazione dello schema da parte dell'etologo austriaco diversi ricercatori hanno confermato che, in effetti, le persone trovano attraenti le facce infantili. Il viso arrotondato e le guance paffute, come quelle di un neonato di orso, sono alcune delle caratteristiche da cui gli umani sono molto attratti. Così come il naso piccolo e la bocca a fessura dei cuccioli di gatto. Al posto del naso un effetto simile può essere creato da un becco piatto, lungo e arrotondato come quello di un anatroccolo. Essere percepiti come carini o «coccolosi» poi, rende più facile il comportamento genitoriale in altri adulti della stessa specie e talvolta di altre. Per quanto riguarda l'attrattiva del corpo, Lorenz ricorre all'esempio del pinguino. Un corpo grassoccio e le estremità spesse, come braccia e gambe, sono caratteristiche espresse non solo dai bambini, ma da una lunga serie di animali tra cui giovani mammiferi e uccelli.

Le intuizioni di Lorenz sono state confermate da numerosi studi successivi. Uno dei più recenti ha coinvolto il dipartimento di neuroscienze di Oxford, i cui ricercatori hanno evidenziato come il motivo per cui neonati e cuccioli sono carini e attrattivi riguarda la loro evoluzione per sopravvivere. Caratteristiche come occhi grandi, guance paffute e risatine nei bambini sono progettate per incoraggiare gli altri a prendersi cura di loro. Tratti simili in animali simpatici servono allo stesso scopo, evocando una risposta premurosa da parte sia dell'uomo che di altre specie, eccetto i predatori ovviamente.

Esistono molte altre teorie sull'empatia per i cuccioli e probabilmente sono complementari alla vista del loro aspetto fisico. L'imperfezione è un altro tratto che rende simpatici: l'orsacchiotto che muove i primi passi sul ghiaccio è percepito come goffo, simpatico e soprattutto non pericoloso, al contrario di un grande orso polare. Bambi che scivola sulla neve è irresistibile, perché imperfetto e «innocente». Ragni e insetti non sono visti proprio con grande empatia, ma le coccinelle sì. Quel disegno bianco e arancio, quel modo di camminare e la leggiadria nel volo, le rendono attrattive. Avessero un guscio nero e ronzassero come un ape lo sarebbero altrettanto?

Rotondità, sofficità, rumori sommessi, imperfezione, goffaggine: ecco gli attributi vincenti per essere coccolosi, come un peluche o un cartone animato.

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