Cronache

L'allarme Oms: "La dipendenza dai videogiochi è una malattia"

La dipendenza da videogame è ufficialmente una patologia mentre l'incongruenza di genere non è più un disturbo mentale

L'allarme Oms: "La dipendenza dai videogiochi è una malattia"

La dipendenza da videogame è ufficialmente una patologia mentre l'incongruenza di genere non è più un disturbo mentale. L'Organizzazione mondiale della sanità, OMS, ha riconosciuto ufficialmente il «gaming disorder» come una dipendenza da curare mentre il sentire di appartenere ad un sesso diverso rispetto a quello assegnato non è più classificato tra le malattie mentali. Queste le due novità più incisive dell'International Classification of Diseases (ICD), l'elenco ufficiale delle malattie stilato dall'OMS appena pubblicato. Si tratta di novità che una volta introdotte, avranno conseguenze pratiche anche sulle prestazioni fornite dalla sanità pubblica. Complessivamente il nuovo elenco comprende oltre 55.000 diverse malattie. La dipendenza da gioco digitale, spiegano gli esperti, provoca cefalee, ansia, depressione e in alcuni casi anche attacchi epilettici e deperimento organico. Insomma il gaming può mettere seriamente a rischio la salute soprattutto dei più giovani. Viene descritto come «una serie di comportamenti persistenti o ricorrenti che prendono il sopravvento sugli altri interessi della vita». Vladimir Poznyak, del dipartimento per la salute mentale dell'Oms, spiega che «anche quando si manifestano le conseguenze negative dei comportamenti non si riesce a controllarli». Non solo, la dipendenza porta «a problemi nella vita personale, familiare e sociale, con impatti anche fisici: dai disturbi del sonno ai problemi alimentari».

Il cambio di marcia sull'identità transgender era stato richiesto da tempo. Un passaggio importante perché inciderà, anche se non da subito, sull'accesso ai servizi sanitari. Gli esperti definiscono l'incongruenza di genere come una condizione «caratterizzata da una marcata e persistente incongruenza fra l'esperienza individuale di genere e il sesso attribuito». La relazione spiega che nell'infanzia la condizione è segnata da «un forte desiderio di essere di un genere diverso rispetto a quello assegnato; una forte avversione da parte del bambino per la sua anatomia sessuale» e dalla presenza di «fantasie, giochi e attività tipiche del genere sentito e vissuto» come proprio molto «più che del sesso assegnato». Questa situazione deve persistere «per circa 2 anni». Comunque, concludono i ricercatori «la diagnosi non può essere assegnata prima dell'inizio della pubertà».

FA

Commenti