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Ma l'America profonda sta con il suo presidente

La gente comune apprezza il controllo sull'immigrazione e che le promesse siano mantenute

Ma l'America profonda sta con il suo presidente

New York - Donald Trump può contare anche su una larga schiera di sostenitori favorevoli all'ordine esecutivo che congela l'ingresso negli Usa di rifugiati e cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica, firmato dal presidente nei suoi primi giorni di mandato. Una schiera trasversale che attraversa l'America dal Minnesota alla Florida, passando per il South Carolina.

Anzitutto, come spiega un giovane meccanico di Chester, in South Carolina, la mossa del tycoon dimostra la sua volontà di mantenere le promesse fatte in campagna elettorale. «È la prima volta dopo tanto tempo che vedo qualcuno arrivare alla Casa Bianca e fare ciò che aveva detto», afferma al Wall Street Journal Justin Reynolds, 25 anni. Inoltre, lui condivide l'idea di bloccare l'ingresso nel Paese alle persone «che vogliono fare del male». Steve Lang, 53enne esperto di piani di emergenza della Florida, invece, è preoccupato che gli Usa riescano effettivamente a controllare immigrati e rifugiati in arrivo dalle nazioni in guerra. A suo parere è molto difficile che venga sviluppato un sistema infallibile, ma è ragionevole che l'amministrazione Trump cerchi di rafforzare tale piano il più possibile. «Mi fa sentire più a mio agio che qualcuno riconosca questo problema - chiosa -. Ci dev'essere un modo per estirpare le mele marce».

«Sono contro la politica delle porte aperte», dice da parte sua Dan Babcock, lavoratore dell'acciaio di Sartell, in Minnesota. Il 46enne, tuttavia, è convinto che gli immigrati debbano essere in grado di arrivare legalmente nel Paese. «Bisogna difendere il diritto alla libertà di religione», dice, sottolineando come per esempio la comunità somala presente nel suo Stato si sia integrata bene nella zona e stia dando un contributo positivo all'economia della regione.

Sul carro del tycoon sono saliti anche alcuni sostenitori dei suoi rivali alle primarie repubblicane. Come Lee Bright, che ha guidato la campagna dell'ex candidato Ted Cruz in South Carolina, ed è a favore della stretta sull'immigrazione. Bright, cristiano conservatore della contea di Spartanburg, ritiene che non ci sia alcun contrasto tra il decreto siglato da Trump e gli insegnamenti religiosi sulla cura dei rifugiati. «Ci sarà qualche danno collaterale per alcune persone che avrebbero dovuto essere ammesse - spiega -.

Dobbiamo aiutarli, ma dobbiamo aiutarli nella loro area».

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