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L'Anm di Davigo diserta la cerimonia (ma solo per difendere la pensione)

Proroga sull'età, accuse al governo: "Non può scegliere i giudici"

L'Anm di Davigo diserta la cerimonia (ma solo per difendere la pensione)

Roma - La solenne cerimonia dell'anno giudiziario è appena finita, l'Anm l'ha disertata per protesta e ora, all'ultimo piano del Palazzaccio, il presidente Piercamillo Davigo scaglia le sue accuse. Attacca il governo, che «non può scegliere i giudici» decidendo chi deve andare lasciare la toga e chi no, dice che il decreto sui pensionamenti e i trasferimenti di sede è «un vulnus senza precedenti nella storia della Repubblica, per quanto riguarda l'indipendenza e l'autonomia magistratura».

Minaccia anche di ricorrere alla Corte di giustizia dell'Ue o la Corte europea dei diritti dell'uomo, per far valere le «ragioni» della categoria. Avverte che il 18 febbraio i vertici dell'Anm si riuniranno di nuovo e magari potranno decidere uno sciopero, bianco o no. Chissà.

Sottotraccia, emerge lo scontro a distanza non solo con il ministro della Giustizia Andrea Orlando, ma con il primo presidente della Cassazione Giovanni Canzio, che due piani sotto ha appena finito la sua relazione. Con un paio di boutade proprio a Davigo, quando ad esempio detto che la riforma del processo penale «non è né inutile né dannosa», citando le parole dell'ex star di Mani Pulite. Il problema, ribatte Davigo, è l'avocazione delle cause da parte del Pg se le indagini superano i 3 mesi, perché così si «trasferisce il carico di lavoro da un ufficio giudiziario all'altro». E aggiunge, caustico: «Il presidente Canzio è iscritto all'Anm, riveste un incarico importante, la sua opinione sarà tenuta nella considerazione che merita».

Il fatto è che il primo presidente è uno dei 18 privilegiati che gode della proroga per l'età pensionabile, scesa da 75 a 70 anni per volere di Renzi. Proroga a 72 anni, che il sindacato chiedeva per tutti. Ma Davigo non vuol far apparire la protesta delle toghe un fatto di casta e tira in ballo con una chiara forzatura l'indipendenza delle toghe.

Negli anni l'esecutivo ha mandato in pensione a scaglioni le toghe, dettando nuove regole. E così, per il presidente dell'Anm «sceglie i magistrati da trattenere in servizio o da collocare a riposo». Con un decreto «incostituzionale, discriminatorio, e inopportuno». Il governo aveva preso l'impegno di correggerlo, anche nella parte che allunga da 3 a 4 anni il termine per chiedere il trasferimento di sede. Scaricando sui giovani, per il sindacato, il problema dei vuoti d'organico nelle sedi disagiate. L'Anm se la prende con il Guardasigilli, che nel suo intervento alla cerimonia poco prima ha illustrato le riforme fatte, dando un quadro nettamente migliorato del sistema giustizia. «I magistrati italiani sono i migliori dei 47 Paesi europei - dice Davigo-, anche per qualità di lavoro. Forse per la loro abnegazione le cose vanno meglio, malgrado carenze, storture e un profondo malessere». Delle 9 mila toghe previste ne mancano 1.200, ricorda il segretario generale Francesco Minisci. «È come giocare una partita 9 contro 11».

E allora inizia la protesta, «scelta sofferta e simbolica, non sgarbo istituzionale».

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