Politica

L'anno nero delle tragedie in mare 3.800 migranti morti nel Mediterraneo

L'agenzia Onu per i rifugiati: «La situazione non è mai stata così grave»

Valentina Raffa

È un carico di morte quello che viaggia sulla nave Bourbon Argos di Medici senza Frontiere verso Reggio Calabria, dove approderà oggi. I soccorritori, a 26 miglia dalle coste libiche, si sono imbattuti in un gommone con 25 cadaveri immersi in un mix di acqua e carburante. Undici sono stati caricati sulla nave di Msf, i restanti su quella della Ong Sea Watch. Sarebbero morti asfissiati. Vita e morte si intrecciano ancora una volta: a bordo della nave di Msf ci sono 246 immigrati.

Numeri che vanno a impinguare il già alto bilancio di migranti morti mentre tentavano di raggiungere le coste italiane, i più nella speranza di valicare i confini della Penisola, ma l'Ue non recepisce e lascia il fardello dell'accoglienza a un'Italia che sta letteralmente scoppiando e deve superare immani difficoltà per reperire altri posti.

I migranti morti nel Mediterraneo nel 2016 sono circa 3.800 secondo l'agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr). È il dato più alto mai registrato. Il portavoce dell'Unhcr, William Spindler, ha spiegato che «nel 2016 è stata già superata la soglia record di 3800 morti e dispersi nel Mediterraneo». L'anno scorso i morti furono 3.771. La cifra record del 2016 è stata raggiunta nonostante una diminuzione dei tentativi di attraversare il Mediterraneo, da un milione nel 2015 a 330mila quest'anno, diminuzione dovuta all'accordo tra Ue e Turchia. La tratta più pericolosa resta quella tra Libia e Italia. Secondo l'Unhcr si registra un morto ogni 47 arrivi, mentre tra Turchia e Grecia c'è stato un morto ogni 88 arrivi.

La ragione dell'aumento della mortalità, secondo l'agenzia Onu per i rifugiati, sta «nella pessima qualità dei barconi e dall'aumentato numero di migranti a bordo per incrementare i profitti».

Un anno da record negativo anche secondo Msf che ritiene che se le operazioni di ricerca e soccorso possono salvare vite, creare vie legali e sicure è l'unico modo per mettere fine alle morti in mare. Ma il governo sembra sordo all'idea di creare corridoi umanitari che, peraltro, garantirebbero sicurezza sia agli immigrati che agli italiani, dal momento che verrebbero fatti controlli sulle coste libiche. Per non parlare del fatto che si taglierebbero i fondi alle consorterie criminali che vivono di tratta di esseri umani, e in alcuni casi sono vicine all'Isis. Ma cercare di contenere e gestire al meglio il fenomeno dell'immigrazione sarebbe troppa grazia in Italia. Qui, invece, si continuano a impegnare le forze dell'ordine per individuare gli scafisti. Due sono stati fermati dalla polizia giudiziaria a Crotone alla guida di un barcone intercettato al largo della costa ionica calabrese. Il giorno prima altri due a Ragusa.

Numeri da record anche per l'accoglienza, sotto scacco in questi giorni per la nuova ondata di immigrati. Sono 168.271 i migranti distribuiti nelle regioni secondo il piano del ministero dell'Interno. La stragrande maggioranza (129.787) si trova in strutture temporanee, 1.521 sono negli Hotspot, 13.992 nei centri di prima accoglienza e 22.971 occupano posti Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo.

La Regione più oberata è la Lombardia, che accoglie il 13% degli immigrati (22.172).

Seguono, con l'8%, la Sicilia, il Piemonte, il Lazio, il Veneto e la Campania, mentre Toscana, Emilia Romagna e Puglia accolgono il 7% degli arrivati.

Numeri precari, perché gli sbarchi continuano.

Commenti