Politica

L'appello dei vescovi all'Europa "L'Italia non sia lasciata sola"

Bassetti: «Alziamo la voce perché questa sfida sia assunta da tutti». E ancora: «Impegnati per il diritto a non migrare»

Gualtiero Bassetti
Gualtiero Bassetti

Aiutare i migranti a non migrare e alzare la voce con l'Europa perché non lasci l'Italia da sola nell'accogliere «con dignità» chi sbarca sulle nostre coste. «Crediamo nel diritto di ogni persona a non dover essere costretta ad abbandonare la propria terra e in tale prospettiva come Chiesa lavoriamo» dice in un messaggio il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia e presidente della Cei, che riunisce i vescovi italiani, dopo una settimana stretta tra le immagini della nave Aquarius e i fedeli, spesso poveri, che bussano per chiedere risposte.

Così l'arcivescovo ricorda «i diritti e la dignità dei migranti», «la salvaguardia della vita umana: nel grembo materno, nelle officine, nei deserti e nei mari», ma anche i diritti e la dignità «dei lavoratori e delle fasce più deboli della società, che vanno tutelati e difesi». Bassetti cita Papa Francesco, che ancora due giorni fa invitava a non «lasciare in balìa delle onde chi lascia la sua terra affamato di pane e di giustizia». E insiste sulla necessità di aiuto dall'Ue: «L'Italia, che davanti all'emergenza ha saputo scrivere pagine generose e solidali, non può essere lasciata sola ad affrontare eventi così complessi e drammatici. Proprio perché crediamo nell'Europa, non ci stanchiamo di alzare la voce perché questa sfida sia assunta con responsabilità da tutti». L'obiettivo, che oggi sembra un sogno ed è almeno una sfida, è «superare paure, pregiudizi e diffidenze» e pensare i modi di «una pacifica convivenza nel Mediterraneo».

La Chiesa italiana lavora molto contro la tratta e per aiutare chi non vorrebbe lasciare la propria patria. «Liberi di partire, liberi di restare» si chiama ad esempio il progetto lanciato nel 2017, con 7 milioni investiti in 15 Paesi africani, per «favorire il rientro e il reinserimento» dei migranti nei Paesi di origine, come il Niger, la Nigeria, ma anche la più vicina Tunisia.

Attività che si aggiungono alle piccole, quasi non censibili missioni che partono dalle Chiese locali.

Li chiamano «fidei donum», dono della fede, questi sacerdoti o anche persone comuni, che scelgono per sempre o anche per il tempo di un'estate di andare ad aiutare lì, dove la gente, lasciata sola, vorrebbe fuggire.

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