Politica

La Lega rischia di puntellare il Renzi

Salvini dovrà prima o poi fare i conti con quel centrodestra che non si riconosce in Marie Le Pen o in Casapound

La Lega rischia di puntellare il Renzi

Ieri è toccato a Matteo Salvini, fra un mese - il 28 marzo - sarà la volta di Maurizio Landini. Due piazze per certi versi lontane anni luce, ma che in qualche modo rischiano di diventare complementari nel consolidare la leadership di Matteo Renzi. È chiaro, infatti, che se da una parte ci si butta decisamente a destra e dall'altra si spinge la barra tutta a sinistra, a restare incolta è propria la cosiddetta terra di mezzo. Per la gioia di Renzi e del suo progetto - nemmeno troppo occulto - di allargare l'orizzonte verso il centro.

Pur essendo comprensibilmente spinto ad alzare i toni per evidenti ragioni di propaganda, insomma, Salvini dovrà prima o poi fare i conti con quel centrodestra che non si riconosce in Marie Le Pen o in Casapound. Con quell'area moderata che magari ha in passato guardato con curiosità a Beppe Grillo per poi lasciarlo ai suoi «vaffa». A questa fetta di elettorato - che i sondaggi dicono essere corposa - ieri Piazza del Popolo deve essere piaciuta fino ad un certo punto. Perché una cosa è la battuta, il graffio o la polemica ruvida, altra sono i cori di insulti a mo' di stadio («Renzi, Renzi vaffanculo» o «Alfano, Alfano vaffanculo») cui Salvini ha assistito con aria soddisfatta. Non è - ovviamente - per perbenismo né per buona educazione, ma citare don Sturzo e il suo «appello ai liberi e forti» e poi intercalarlo con cori di insulti (il vaffa se l'è beccato anche l'ex ministro Elsa Fornero) e qualche «cazzo» buttato qua e là rischia di non dare l'idea di un leader che si candidi seriamente alla guida del Paese. Piuttosto, qualcuno potrebbe avere l'impressione di una rincorsa proprio a quell'elettorato grillino che negli ultimi mesi pare aver voltato le spalle al comico genovese.

Se Salvini vuole davvero provare a proporsi come alternativa a Renzi, insomma, dovrà prima o poi uscire da questo equivoco e presentarsi non soltanto come un punto di riferimento dell'elettorato di centrodestra «arrabbiato». Altrimenti non farebbe altro che stabilizzare Renzi e la sua leadership , consegnandogli tutta quell'area di centrodestra che per convenzione viene definita «moderata». Non è un caso che il premier sia ben contento di indicare Salvini come il suo competitor , ben consapevole che da un simile schema non può che uscirne rafforzato.

Ancora di più se dal versante di sinistra ad alzare le barricate e radicalizzare lo scontro - la Cgil sarà in piazza il 28 marzo - ci si mette anche Landini.

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