L'appunto

Dopo le urne spettro scissione per i gruppi azzurri

Sulla Puglia la tensione è destinata a restare alta ancora qualche tempo, almeno fino alla prossima settimana quando i tempi stretti e l'avvicinarsi della scadenza dei termini per presentare le liste per le elezioni regionali imporranno finalmente il «cessate il fuoco». Solo a quel punto sapremo se la rottura tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto - ormai irrecuperabile nei fatti - esploderà in tutta la sua forza o se invece resterà ancora sotto traccia. Nel primo caso Forza Italia punterà su un suo candidato governatore, con rischi annessi visto che la corsa in solitaria non è destinata a premiare in termini di consensi; nel secondo, invece, l'ex premier convergerà su Francesco Schittulli, facendo buon viso a cattivo gioco dopo che l'oncologo barese si è schierato apertamente con Fitto.

Due scenari che in chiave nazionale non cambiano molto, se non nel timing con cui si arriverà alla rottura definitiva tra Forza Italia e l'ex governatore pugliese. Uno strappo in Puglia prima del voto, infatti, non farebbe che portarsi dietro altre dolorose rotture. Di certo quella in Campania, dove il senatore di Gal Vincenzo D'Anna arriva a ipotizzare che i fittiani possano sostenere l'avversario di Stefano Caldoro. Uno scenario che lo stesso Fitto smentisce categoricamente, perché - faceva sapere ieri - appoggiare un esponente del Pd è escluso. Possibile, invece, che se salta il banco in Puglia possa ribaltarsi anche in Campania, dove i fittiani - i senatori Ciro Falanga, Eva Longo e Antonio Milo e la deputata Pina Castiello - a quel punto potrebbero non sostenere Caldoro a favore di un terzo candidato. Discorso, questo, che vale anche per il Veneto, dove sono tuttora in corso contatti con Flavio Tosi per un possibile sostegno da parte di Fitto.

Il paradosso della Puglia, insomma, è che pur essendo una regione in cui l'esito del voto pare scontato (con la vittoria di Michele Emiliano) potrebbe allo stesso tempo essere la miccia che fa esplodere Forza Italia. Non solo per l'effetto a catena sulla Campania e il Veneto (che con la Puglia valgono 15 milioni di abitanti sui 22 chiamati al voto), ma anche perché a quel punto sarebbe scontato un «liberi tutti» tra i gruppi parlamentari. I fittiani alla Camera sono infatti tra i 15 e i 21 su un totale di 70 deputati, mentre al Senato sono tra i 12 e i 15 su un totale di 58 senatori.

Numeri sufficienti a costituire gruppi autonomi e, soprattutto a Palazzo Madama, a rendere Forza Italia non più decisiva.

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