Cronache

L'assassino voleva filmare la decapitazione dell'ucraina

Sotto esame il suo smartphone. Polemica sullo scontro col «Rambo» in fuga: la sorella ora vuole chiarezza. La questura: "Agenti costretti a difendersi"

L'assassino voleva filmare la decapitazione dell'ucraina

Un video con la decapitazione. Mentre si accendono le polemiche sull'esatta dinamica della tragica sparatoria, il telefonino del killer dell'Eur, uno smartphone , è da ore al vaglio degli inquirenti. Si cercano immagini e filmati utili per capire se Federico Leonelli avesse premeditato o no l'omicidio, come sembra sin dalle prime battute dell'indagine. In particolare se avesse intenzione di lanciare in «rete» la sequenza con il colpo di mannaia sferrato con ferocia sul collo di Oksana Martzeniuk, la domestica ucraina di 38 anni uccisa domenica.

A scatenare la furia omicida sarebbe stato un Sms inviato dalla poveretta al padrone di casa, l'ad della società proprietaria della villetta di via Birmania 86, a Roma. Nel messaggio la donna spiegava all'uomo di avere paura di Federico, un personaggio strano che maneggiava spesso, troppo spesso, coltelli. Sms che, evidentemente, Leonelli deve aver letto. Da questo, sempre secondo una ipotesi investigativa, la decisione di eliminare la donna. E così si spiegherebbe anche l'accuratezza usata per evitare ogni «contaminazione». Come un esperto del Ris o della polizia scientifica, difatti, Leonelli si era coperto con una mimetica facendo attenzione a non sporcarsi nemmeno i peli della barba. Ecco giustificata la mascherina filtro bianca utilizzata in ambienti sterili. Nel frattempo la villa «degli orrori» è stata posta sotto sequestro. Non solo. Secondo quanto disposto dal procuratore aggiunto Pier Filippo Laviani sono state consegnate agli esperti di balistica le armi utilizzate per bloccare il folle. Da una prima ricostruzione a colpire Leonelli su varie parti del corpo sarebbe stato il fuoco incrociato di due agenti anche se solo un colpo al torace sarebbe stato quello letale. Sempre secondo il racconto dei poliziotti intervenuti sul posto e dei vigili del fuoco, Leonelli apre improvvisamente la porta del piano rialzato (rispetto al cortile) con la mannaia insanguinata in mano. E avanza, minaccioso, verso gli uomini in divisa, «tirando fendenti a destra e sinistra» scrivono gli agenti sui primi rapporti. Questi aprono il fuoco mirando alle gambe. Dai sei agli otto colpi dalle pistole calibro 9 di ordinanza secondo la perizia avvenuta sul luogo del duplice omicidio.

Leonelli, nel frattempo (sono istanti) scende, correndo, le scale avventandosi sugli agenti. È in questa circostanza che un colpo, uno degli ultimi esplosi, lo colpisce in pieno petto, al torace e non al cuore, ferendolo mortalmente. L'uomo ha ancora la forza di camminare, cerca scampo verso la propria auto posteggiata in giardino. E si spiegherebbero i due fori sul parabrezza. Poi si accascia prima di essere soccorso e trasportato in ospedale.

La sorella di Federico, Laura, non ci sta e si sfoga alimentando dubbi. «Perché mio fratello - chiede la donna - è stato ucciso? Perché gli hanno sparato al cuore? Potevano sparargli altrove, i poliziotti avevano una pistola e lui un coltello. Mi diano una risposta, deve essere fatta chiarezza». Secondo una nota della Questura di Roma «le indagini proseguiranno per acquisire ulteriori elementi necessari per chiarire ogni elemento della vicenda che ha portato all'omicidio della 38enne ucraina (...) e il conseguente intervento degli agenti, costretti a esplodere colpi d'arma da fuoco nei confronti del 35enne per difendersi dai fendenti a loro indirizzati». «Tra l'omicida e la sua vittima non sembrerebbe esservi stato in passato alcun tipo di relazione. Le indagini si avvarranno anche dei risultati dell'autopsia, degli accertamenti tecnici e della testimonianza del proprietario dell'abitazione».

Al vaglio degli inquirenti le telecamere di sorveglianza della villetta. «Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere» racconta il proprietario.

Nessun provvedimento sarebbe stato preso nei confronti degli agenti che l'hanno fermato, due ispettori in servizio al commissariato Esposizione.

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