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L'asse Paragone-Di Battista minaccia di far implodere i 5s

L'assist di Dibba all'espulso preoccupa. E Fioramonti attira gli uomini di Fico. Di Maio insiste: linea dura

L'asse Paragone-Di Battista  minaccia di far implodere i 5s

«A lla fine ne rimarrà soltanto uno». Il virgolettato è della deputata M5s Flora Frate, ma è una battuta che circola da giorni nei conciliaboli pentastellati. Con il dubbio, di cui ieri ha dato conto Il Giornale, che il capo politico Luigi Di Maio voglia sfasciare tutto per conservare la leadership di un Movimento ridotto ai minimi termini. L'assedio è concentrico. Da «sinistra» continuano le manovre dell'ex ministro dell'Istruzione Lorenzo Fioramonti. Che con il suo nuovo gruppo Eco punta a svuotare i grillini alla Camera. Si parla addirittura di possibili ingressi di uomini vicini al presidente della Camera Roberto Fico, come il presidente della Commissione Cultura Luigi Gallo. Al momento i «fichiani» negano qualsiasi contatto con Fioramonti, ma è certo il loro dispiacere per aver perso «un ottimo ministro». Delusione condivisa con i pentastellati del Gruppo Misto e con alcuni esponenti di Liberi e Uguali che si stanno guardando intorno, anche in previsione di una rielezione alle future politiche.

A «destra», la situazione è dai contorni più nebulosi e sfumati. C'è chi è pronto a scommettere che anche «Paragone si farà il suo gruppo». E preoccupano le intenzioni bellicose di un personaggio simbolo dell'universo grillino, Alessandro Di Battista, che ha espresso immediatamente solidarietà al senatore Paragone dopo l'espulsione di Capodanno. Un tandem che potenzialmente potrebbe far implodere il M5s. Anche se, riflettono tra i Cinque Stelle, Dibba potrebbe essere bloccato dalla moral suasion di Davide Casaleggio. Perché l'ex deputato romano è da sempre legato al ramo «milanese» del Movimento. A fare da sfondo alle mosse di Paragone, la situazione incerta dei numeri al Senato per il governo guidato da Giuseppe Conte. A Palazzo Madama, infatti, sarebbe sufficiente un piccolo smottamento per provocare un terremoto. Tra i senatori vicini a Paragone si fanno i nomi di Emanuele Dessì, Dino Mininno e Luigi Di Marzio. Ma sono considerati a rischio pure alcuni eletti all'uninominale, tra quelli pescati da Di Maio nella «società civile». La scissione «sovranista», però, al momento preoccupa meno rispetto al progetto di Fioramonti, già avviato e in fase di strutturazione in entrambe le Camere.

Nell'inner circle di Di Maio, la strategia per impedire ulteriori fughe in avanti è sempre quella del pugno di ferro. Il capo politico viene descritto come «stufo» delle bizze dei gruppi parlamentari e deciso a «dare una lezione» a chi non rispetta le regole. Il punto di partenza sono le sospensioni o perfino le espulsioni per chi non ha versato i bonifici di restituzione entro la fine dell'anno. Nel giro di due - tre giorni potrebbero essere ufficializzati circa dieci provvedimenti disciplinari. E ieri, a un certo punto della serata, è cominciata a circolare la voce che le sanzioni fossero già state comunicate agli interessati. Tra chi non ha pubblicato nessuna rendicontazione ci sono il deputato Nicola Acunzo (considerato da mesi attratto dalle sirene salviniane), i colleghi Nadia Aprile e Andrea Vallascas (vicini a Fioramonti), Santi Cappellani e i senatori Mario Michele Giarrusso, Vittoria Bogo Deledda, Luigi Di Marzio, Alfonso Ciampolillo, Fabio Di Micco, Cristiano Anastasi.

In questo clima di caccia alle streghe sono arrivate le dichiarazioni della deputata Flora Frate, anche lei morosa. Frate, interpellata dall'Adnkronos, ha proposto: «Sarò ben lieta di fare la mia parte quando avremo un sistema non più discrezionale e che privilegi la reale volontà del donante, libero di scegliere senza condizionamenti dall'alto a chi destinare le proprie risorse».

E sulle espulsioni in arrivo: «è un tema stucchevole».

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