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L'assedio a Berlusconi della vecchia guardia

Da Verdini a Martino, gli ex danno lezioni sul rilancio del partito. L'irritazione del leader

L'assedio a Berlusconi della vecchia guardia

Roma Spuntano fuori come funghi, dal passato remoto o più recente, tutti a dargli indicazioni su come salvare Forza Italia, tutti bravi a darlo ormai per morto o a invocare un nuovo «predellino». E Silvio Berlusconi è molto irritato da questo fiume di consigli non richiesti che gli arrivano dalle pagine dei giornali.

Gli hanno fatto andare per traverso la fine del suo breve periodo di riposo a Merano. Quel rinnovamento del partito che sta preparando in questi giorni sembra che vogliano farlo gli altri per lui, altri che poi grandi prove non hanno dato quando erano ai posti di comando. La vecchia guardia, alcuni che si definiscono «fondatori» di Fi, altri che sono stati ministri, coordinatori, consiglieri, e ora cercano di tornare alla ribalta.

C'è Denis Verdini, che sul Tempo gli indirizza una lettera aperta per raccomandargli di salvare il partito, di «ribaltare lo schema che lo vede subalterno a Salvini», di ritrovare «il baricentro moderato». Escono fuori dal dimenticatoio nomi quasi persi nel tempo, come Enrico La Loggia, che sullo stesso giornale gli spiega che «serve un nuovo inizio, come nel '94», che Antonio Tajani ha «grandi qualità» ed è «indispensabile individuare un coordinatore in grado di cambiare la struttura». Anche Giuliano Urbani partecipa al dibattito, con frasi avvelenate, dicendo che «a Forza Italia non compete il futuro», che il cambiamento «è fuori tempo massimo» e lui, il Cavaliere, «è un signore che continua a lottare, con alcuni guai giudiziari», ma ormai il suo «tempo è scaduto».

Non basta, dalle colonne de Il Foglio, il quotidiano fondato da quel Giuliano Ferrara che gli ha girato le spalle, Antonio Martino gli scrive: «Caro Cav, batti un colpo. Fi è un partito vecchio. Ci sono troppi mediocri. Cambia tutto». E, condividendo l'altra lettera che sempre sul Foglio il giorno prima gli ha indirizzato il giovane deputato Andrea Ruggieri invocando «uno choc», Martino raccomanda di trovare nuovi dirigenti e mettere da parte quelli «senza grinta», «assestati» sull'esistente.

Ce n'è abbastanza per far montare nel leader azzurro un'indignazione crescente, anche perché ai vecchi si uniscono anche alcuni nuovi, con i loro generosi di consigli. Sembra proprio, ragiona il Cav, che il successo per tanti anni sia dato per scontato e ora che ci sono problemi gli si voglia addossare ogni colpa.

Tutto questo dimostra, però, che attorno a Fi c'è fermento, dibattito, vita. Ora sarà lui, Silvio, a doverne trarre qualcosa di buono. Intanto, vede l'alleato al governo Salvini sgomitare, circolano addirittura voci su un eventuale ingresso della Lega nel Ppe. Le smorza lo stesso leader del Carroccio, il presidente dell'Europarlamento Tajani spiega che la questione «non è all'ordine del giorno» e il presidente del Ppe Joseph Daul smentisce «fortemente».

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