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L'assessore pm di Marino minaccia i giornalisti per difendere il collega

Sabella, nominato alla Legalità, attacca i giornali che hanno svelato l'indagine su Improta per ritardi e costi della metro C

L'assessore pm di Marino minaccia i giornalisti per difendere il collega

Alla fine è tutta colpa dei giornalisti. Venti di bufera spirano sul Campidoglio dalle gallerie della Metro C, ma di dimissioni - del sindaco Ignazio Marino e/o del suo assessore alle Infrastrutture, Guido Improta - per ora non se ne parla. Anzi, a difendere l'uomo della giunta finito nel registro degli indagati della procura di Roma che investiga su lievitazione di costi e tempi della terza linea della metropolitana capitolina, ha provveduto - entrando a gamba tesa - l'ultimo acquisto della squadra del chirurgo prestato alla politica, Alfonso Sabella. L'ex magistrato, voluto da Marino a dicembre scorso come «assessore alla Legalità» per esorcizzare il penultimo pasticcio che aveva investito il Campidoglio - l'inchiesta su Mafia Capitale del duo rosso-nero Buzzi-Carminati - ieri ha vestito i panni dell'avvocato difensore della sua stessa giunta. Chiedendo l'assoluzione di Improta e la condanna della stampa. «Qui - il suo misurato commento - l'unico indagato dovrebbe essere chi ha pubblicato la notizia, perché o non è vero e si tratta di diffamazione oppure se è vero è rivelazione di segreto d'ufficio, reato punibile penalmente».

Insomma, la colpa è dei cronisti che hanno rivelato la notizia dell'indagine su Improta (il primo quotidiano a scriverne è stato Il Tempo martedì), inutile cercare responsabilità nelle azioni del Campidoglio e di chi lo guida, secondo Sabella. Che su Improta si domanda «perché dovrebbe dimettersi? Per un avviso di garanzia che peraltro non ha ricevuto?», come se la stragrande maggioranza dei politici coinvolti in indagini apprendesse dei propri guai giudiziari dagli avvisi di garanzia, e non in edicola. D'altra parte, anche se fosse indagato, prosegue il responsabile della «legalità» nella squadra di Marino, «valuteremo nel merito, perché l'iscrizione al registro potrebbe essere anche un semplice atto dovuto». Sabella insomma gioca da libero spazza-area per la giunta. O, per dirla con il capogruppo della lista Marchini, Alessandro Onorato, «l'assessore-magistrato viene utilizzato come un totem, un simbolo, per prendere tempo prima delle irrimediabili dimissioni di Marino». Reclamate da più parti. Se Maurizio Gasparri chiede al «marziano» di farsi da parte per tornare al voto dopo l'ennesima bufera sulla sua giunta, vanno all'attacco anche i consiglieri del Movimento 5 Stelle, autori mesi fa di un esposto a Corte dei conti, procura e Anac proprio sul contestatissimo «atto attuativo» che azzerava il contenzioso con le imprese del consorzio Metro C, elargendo alle stesse 90 milioni di euro in più.

Ieri hanno chiesto a Marino di «liquidare» la partecipata che si occupa dei cantieri della subway capitolina, Roma Metropolitane, e di andare a casa, insieme all'assessore indagato.

Tra le colpe del sindaco, per i pentastellati, anche l'aver «tagliato» l'ex assessore al Bilancio Daniela Morgante, che quando vide arrivare sulla sua scrivania l'atto attuativo sulla Metro C, prese carta e penna esternando tutte le sue perplessità sulle anomalie di quel documento.

Perdendo, pochi mesi dopo, il posto in giunta per iniziativa del primo cittadino.

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