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L'assessore: «Una task force per combattere l'emergenza»

Cristina Bassi

Milano Non è un'estate facile per la Lombardia dal punto di vista sanitario. Prima l'emergenza legionella a Bresso, alle porte di Milano, poi le infezioni da West Nile virus, sempre nell'hinterland milanese. Ora il picco di polmonite nel Bresciano. Gli allarmi non sono collegati, ma vengono tutti affrontati dall'Assessorato regionale alla Sanità, che collabora con gli enti locali e gli ospedali e con l'Istituto superiore di sanità.

Assessore Giulio Gallera, come si spiega la concentrazione anomala di casi di polmonite tra Brescia e Mantova?

«Purtroppo non lo sappiamo. Non abbiamo risposte per ora sui motivi del picco. Quello che posso dire è che ci siamo mossi con assoluta tempestività e mettendo in campo tutte le forze a disposizione. Gli accessi multipli in pronto soccorso sono della scorsa settimana e subito si è attivato il Dipartimento di igiene e prevenzione sanitaria».

In che modo?

«C'è già stato un incontro con i sindaci e con i gestori della rete idrica».

L'ipotesi più probabile è l'origine batterica, forse da legionella. E sono partiti i controlli sull'acqua.

«Sono stati effettuati 52 campionamenti nelle case dei malati, in fontane e pozzi. Per i risultati occorrono 6-10 giorni. Poi ci sono i test clinici, di vario tipo, sui pazienti. E le interviste ai ricoverati in cerca di eventuali punti di contatto e comportamenti ricorrenti».

Il batterio colpevole è di sicuro la legionella?

«Non è detto. Le analisi hanno dato esito positivo in questo senso solo per due pazienti (non sono i due morti per cui è stata disposta l'autopsia, ndr). In tutti gli altri casi il risultato è negativo, anche se verranno fatti ulteriori approfondimenti. Non escludiamo nulla e cerchiamo in tutte le direzioni. Anche l'ipotesi che il rischio sia nell'acqua non è l'unica sul tavolo».

Prima Bresso, con i morti per legionella, adesso la polmonite. I cittadini sono in allarme.

«Sono situazioni diverse. Quello di Bresso, con numeri tanto alti di malati e vittime, è un caso unico in Italia di cui dobbiamo ancora capire i motivi. La legionella in genere è diffusa, lo scorso anno ci sono stati 270 contagi in regione, ma di solito non ha particolari complicanze. L'attenzione resta alta e le sanificazioni vanno fatte, ma voglio tranquillizzare tutti: affrontiamo e gestiamo ogni situazione».

Cosa consiglia di fare?

«In attesa di esiti certi sulle cause, e nell'ipotesi che si tratti di legionella, ricordo che il contagio non avviene bevendo l'acqua ma inalando il vapore di quella calda.

Valgono le precauzioni in tal senso: pulire i filtri, far scorrere l'acqua calda con le finestre aperte, pulire i bacini di acqua stagnante, non irrigare con tubi esposti al sole».

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