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L'assurda tesi Pd: Italia umiliata dal governo

La sinistra continua ad alimentare le polemiche. L'ex ministro Orlando: "Stiamo subendo"

L'assurda tesi Pd: Italia umiliata dal governo

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E alla fine anche Ilaria Salis è solo un mezzo, non un fine. Per le opposizioni il caso della cittadina italiana detenuta in Ungheria è un grimaldello utile a trascinare il governo nella polemica politica. Poco importa se, in Aula alla Camera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani spiega che «agire con discrezione aiuta». Pd, M5s, ex Terzo Polo e Alleanza Verdi Sinistra fanno rumore. Scintille fin da subito, mentre Tajani ancora sta parlando.

Il titolare della Farnesina esclude la possibilità che l'anarchica possa scontare gli arresti domiciliari nell'ambasciata italiana a Budapest. Per motivi di «sicurezza dello Stato». Solo che il deputato del Pd Giuseppe Provenzano non perde l'occasione per accendere la miccia. Lo fa a microfoni spenti, interrompendo Tajani. Eppure il Nazareno si affretta a dare visibilità all'accaduto con una nota inviata alle agenzie. «Quali sarebbero i problemi di sicurezza? Avete paura che ci siano i neonazisti in ambasciata?», provoca il responsabile Esteri del Pd. Tajani fa notare che in ambasciata ci sono dei documenti ufficiali. Provenzano sbotta e svela la natura tutta politica del suo attacco. «Non avevate la stessa preoccupazione con la documentazione segreta del ministero della Giustizia», incalza il parlamentare del Pd, tirando in ballo il caso Donzelli-Delmastro. Provenzano dà la stura alla corrida dell'opposizione. E allora la parola passa a Andrea Orlando, ex ministro della Giustizia, big della sinistra dem. Orlando accusa il governo di «ignavia» e tira fuori paragoni: «Voi pensate che gli Stati Uniti accetterebbero, quasi in silenzio, l'immagine di un loro concittadino, abbia egli occupato in precedenza Capitol Hill o Wall Street, o sia stato perseguito per altri reati, tratto in catene di fronte ad un giudice?». Quindi la tirata finale: «Non capite che accettare supinamente quella foto è esporre la nostra patria al ridicolo e all'umiliazione». Si scatena la bagarre e la presidente di turno Anna Ascani, del Pd, fatica a far rispettare il regolamento. Dalla minoranza dem timbrano il cartellino il deputato Piero De Luca e il senatore Alessandro Alfieri. Ma non tutti i «riformisti» apprezzano i toni barricaderi di Orlando e Provenzano. Distinguo espressi a taccuini chiusi, che vertono «sulla priorità di riportare a casa Ilaria Salis».

Il M5s schiera il capogruppo in commissione Esteri Riccardo Ricciardi, uno dei vice di Giuseppe Conte alla guida dei grillini: «Io ho paura se all'estero a difendermi c'è un ministro che ha questo atteggiamento». E ancora: «Tajani ha mentito oggi o quando diceva di non sapere nulla?». Dura anche Maria Elena Boschi, di Italia Viva: «La tradizione garantista di Forza Italia è morta». Per Angelo Bonelli, Verdi e Sinistra, «il governo è pavido e teme di disturbare Orban». I rossoverdi presentano una richiesta di accesso agli atti sul caso. Enrico Costa, di Azione, nel suo intervento alla Camera smaschera il doppio standard di Pd e M5s: «Ricciardi e Orlando parlano della presunzione di innocenza su questo caso mentre i rispettivi gruppi al Senato, in questo stesso momento, la calpestano quando si chiede di recepire la direttiva Ue sulla presunzione di innocenza». Il deputato di Azione ammette: «Tajani sul caso si è attivato». Orlando si agita e interrompe più volte Costa, rischiando l'espulsione dall'Aula.

Rumore di fondo.

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