Cronache

L'Atac è in fallimento Gli autisti al dopolavoro a giocare a tennis

Il Cda avvia il concordato. Via agli scioperi Intanto il personale fa festa e va in spiaggia

L'Atac è in fallimento Gli autisti al dopolavoro a giocare a tennis

Era prevedibile: Atac ha chiesto il concordato preventivo. In poche parole la più grande partecipata di trasporti d'Italia, da ieri, ha avviato una procedura che la porterà a depositare i libri contabili in tribunale mentre il Cda ha deliberato che a seguire l'azienda in questo «fallimento soft» ci penserà la società Ernst&Young.

E mentre si facevano i conti col buco da 1,4 miliardi e si decidevano le sorti di 12 mila dipendenti, lungo le sponde del Tevere in ballo c'era ben altra partita. «Punto tuo», grida un dipendente al suo compagno di gioco sul campo da tennis numero 2 del Dopolavoro Atac. «Non siamo preoccupati, noi non ci possiamo fare nulla, sono i dirigenti che decidono. Per noi la vita va avanti», dice Massimo, ispettore Atac. Panta rei dunque sulle sponde del fiume dove oltre al tennis si può praticare anche canottaggio. «Non lo so se Atac ha chiesto il concordato e manco so cos'è. So solo che qui tutti abbiamo un mutuo da pagare». Le poche parole spese da Massimo vengono interrotte da una imprecazione: «Ma porcami sono scordato le scarpe di ricambio per giocare a tennis».

Intanto l'attesa cresce: a Ostia presso lo stabilimento balneare del DopoLavoro di Atac c'era chi pregava. «Speriamo che domani sia una giornata di sole perché oggi abbiamo preso solo una secchiata d'acqua». E si perché nella località marittima a due passi da Roma i dipendenti e gli ex hanno la possibilità di rilassarsi sotto l'ombrellone o con una partita a beach volley. Un clima sereno e disteso che, ieri più che mai, sembrava un insulto ai 12 mila posti di lavoro in ballo. Ma se il Dopolavoro è un diritto per tutti quegli onesti dipendenti che si guadagnano il pane non lo è certamente per quel 12 per cento che pecca di assenteismo.

E a prendersela con i dipendenti dell'Atac sono in primis i cittadini di Roma che come Giancarlo o Luca commentano sulle pagine social del Dopolavoro Atac: «Andate a lavorare parassiti della società», oppure «Per avere un dopolavoro bisognerebbe lavorare». Parole dettate dalla rabbia certo, un'antipatia che però rischia di aumentare se, come fa il segretario regionale FaisaCcnfail, Claudio Di Francesco, si annuncia che «il 7 settembre scenderemo in piazza del Campidoglio e il 12 sciopereremo, sarà un autunno caldo». Uno sciopero, l'ennesimo, indetto proprio nei giorni a ridosso della riapertura delle scuole capitoline potrebbe paralizzare la città.

Eppure il dg Atac Paolo Simioni trova di che gioire: «Oggi abbiamo compiuto il primo passo concreto per il risanamento e rilancio della Società». In comune si attende il passaggio formale della procedura di concordato e dopo l'ok dell'assemblea capitolina Atac potrebbe «congelare» i debiti con i creditori in attesa di un piano di azione salva azienda. In Campidoglio la sindaca Raggi è trionfale: «Atac deve rimanere pubblica, deve rimanere di noi tutti. Finalmente, inizia una nuova vita per l'azienda». In realtà la giunta si è spaccata a lungo sul concordato e dietro l'accelerazione c'è la minaccia del fallimento chiesto da uno dei creditori, un fornitore di carburante. E in ogni caso il futuro è incerto. L'ex assessore Leo paventa il «rischio default per il Comune se fossero ridotti i crediti nei confronti di Atac».

Intanto sul Tevere il match di tennis al DopoLavoro Atac è terminato, ora tocca a Massimo. A proposito: qui le mense hanno definitivamente chiuso. Perché? Per «anomalie» che hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati 17 vertici Atac per abuso d'ufficio in una gara a evidenza pubblica delle mense aziendali. «Noi viviamo alla giornata», chiosa uno dei dipendenti del dopolavoro.

E domani allora è un altro giorno, però se il tempo allo stabilimento Atac di Ostia fosse brutto c'è pur sempre l'hotel di Roccaraso (con 80 dipendenti), inutile dirlo, anche questo di Atac.

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